Siria. Cristiani assediati: meglio i jihadisti che la morte certa sotto le bombe o come profughi


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Preferiamo rimanere sotto lo Stato islamico (Isis) che perdere le nostre case e i nostri terreni, rischiare la morte sotto le bombe in altre zone della Siria o scappando come profughi per il mare verso l’Europa: è il senso del messaggio che decine di famiglie cristiane della regione di Homs hanno fatto arrivare all’agenzia di stampa ANSA tramite loro parenti fuggiti in Libano. Allo stato attuale, non è possibile verificare il numero delle famiglie presenti sul posto.

In queste ore i miliziani jhiadisti dell’Isis assediano Sadad, non lontana da al- Qaryatayn, località a maggioranza cristiana a sud-est di Homs dopo aver preso due giorni fa Mhin, altra cittadina con una forte presenza cristiana. Le poche notizie a disposizione parlano di un esodo della popolazione di Sadad, diecimila in totale, in maggioranza cristiani siro-ortodossi. Poche decine le famiglie cristiane rimaste nel villaggio.

Due giorni fa, un kamikaze ha aperto la strada al controllo di alcune postazioni dell’esercito siriano facendosi esplodere con il suo automezzo all’ingresso della località. L’avanzata verso Sadad è stata preceduta dall’occupazione della vicina Mahin e il suo importante deposito di armi. Nell’offensiva almeno una cinquantina di soldati di Assad sarebbero rimasti uccisi. Sadad era stata occupata nell’ottobre di due anni fa dal Fronte al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda. Dopo una settimana, l’esercito siriano era riuscito a riprenderla, ma vi ha rinvenuto due fosse comuni contenenti i corpi di trenta civili, compresi donne e bambini.

Il quotidiano Avvenire ha scritto: Un’eventuale caduta di Sadad costituirebbe un nuovo duro colpo alla salvaguardia delle comunità cristiane in Siria. Non è difficile immaginare la dimensione della catastrofe che sta per abbattersi, avendo in mente un precedente, ossia il trattamento riservato ai cristiani della vicina al-Qaryatayn, costretti a sottoscrivere un umiliante “Patto di protezione” (dhimma) con il Califfato, che prevede il versamento della famosa jizya, la tassa imposta ai non musulmani che intendono vivere sotto l’islam. Per non parlare poi della spietata distruzione dell’antico monastero di Mar Elian, condannata da più parti nel mondo. Ora, Sadad vanta una quindicina di chiese, tra cui quelle di San Sergio e di San Teodoro, nonché un’antichissima storia che risale ai tempi biblici. La città è, infatti, citata nel Libro dei Numeri e in quello di Ezechiele sotto il nome di Zedad, dove viene indicata come l’estremo confine settentrionale della Terra di Canaan. Sui siti jihadisti si denota da parecchie ore un clima di euforia per la prossima «vittoria» contro la «città dei nazareni”.

BOMBE SU RAQQA IN SIRIA, UCCISI ANCHE 10 CIVILI – Sarebbe di 23 uccisi, tra cui 10 civili, il bilancio di bombardamenti aerei compiuti su Raqqa, città controllata dallo Stato islamico nel nord della Siria. Non è chiaro se gli attacchi siano stati condotti dall’aviazione russa, impegnata in Siria dal 30 settembre scorso, o dalla Coalizione americano-turco-araba guidata dagli Usa. Oltre ai 10 civili, tra cui figurano minori, sono stati uccisi 13 miliziani jihadisti.

 

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