L’offensiva finale per la liberazione di Raqqa, capitale in Siria dello Stato Islamico (Isis), dovrebbe partire entro un mese. Lo prevede il piano dell’esercito governativo, come sostengono fonti siriane vicine a Damasco, che tuttavia precisano come a determinare “tempi e modalità” saranno molteplici fattori: in primis, l’ok di Washington a Mosca per un’azione congiunta, molto auspicato da parte russa. Secondo queste fonti, Russia e Usa “si divideranno” i meriti della sconfitta del Califfato nero di Abu Bakr al Baghdadi, sempre che la Casa Bianca decida di procedere a una missione congiunta con il Cremlino, accettando di fare un doppio passo indietro rispetto al ‘nemico’ Assad e ai non facili rapporti con Vladimir Putin.
Askanews ha contattato oggi due fonti vicine alle milizie libanese Hezbollah, principale alleato del presidente Bashar al Assad che combatte a fianco delle truppe governative. Queste hanno confermato che “i preparativi sono in corso per una previsione di inizio dell’offensiva entro un mese”, ma non è escluso che “i tempi si riducano”. Variabili che dipendono da una serie di fattori: “improvvisi crolli nelle file dell’Isis dovuti alle molte defezioni, soprattutto nelle file dei jihadisti siriani (spinti anche dalla recente amnistia di Assad) e “la lunga lista di comandanti del califfato uccisi in raid russi e americani negli ultimi tempi”.
Un altro importante aspetto tenuto d’occhio in questa fase è il “basso morale” dei combattenti del Califfato dopo la recente “perdita” della città archeologica di Palmira, grazie soprattutto ai massicci bombardamenti russi che avrebbero fatto “molto male” all’Isis. Le fonti sostengono infatti che durante l’attacco per prendere Palmira “i russi non hanno risparmiato nessuno, neanche i bambini, le colonne di auto di jihadisti che fuggivano da Palmira con le loro famiglie sono state annientate dagli aerei” del Cremlino.
Stando a queste fonte, i preparativi dell’offensiva sarebbero già in corso ed affermano che “il quartier generale del comando delle operazioni per l’attacco all’Isis sarà proprio Palmira”.Palmira dista da Raqqa città circa 200 chilometri, ma è a pochi chilometri dal confine amministrativo dell’omonima provincia”. L’area è in gran parte desertica intervallata da colline di non difficile accesso per i mezzi militari. Lo scorso maggio infatti, l’Isis inviò attraverso questa area 300 mezzi militari per la conquista della città archeologica. Per altri motivi, invece, l’offensiva potrebbe anche ritardare. E questo, secondo le stesse fonti, “a causa della grave violazione” da parte dei ribelli dell’opposizione della fragile tregua siglata lo scorso 27 febbraio. Grazie al cessate-il-fuoco con gli insorti, infatti, le truppe governative ed i loro alleati libanesi e iraniani sono riusciti a concentrarsi sulle operazioni militari contro il Califfato. Ma nelle ultime 48 ore i ribelli “con la partecipazione del fronte al Nusra”, (filiale siriana di al Qaida esclusa dalla tregua) hanno lanciato due offensive riuscendo a conquistare “nuovi terreni” sia nella provincia di Aleppo a Nord che a Latakia nel Nord-Ovest.
“E’ evidente che la fine della tregua con i ribelli complica i piani per l’offensiva a Raqqa”, dice una fonte. Il fatto è che i ribelli a loro volta “temono che le vittorie sul campo dei governativi possano rafforzare il governo di Damasco ai negoziati di Ginevra, come scrive oggi il quotidiano libanese “Assafir”. Intanto il governo siriano, dopo aver liberato al Qariatein, strategica località a Est di Damasco che era controllata dall’Isis, sta gettando il peso delle sue truppe su un altro fronte caldo a Est del Paese: Dier al Zour, dove gli uomini del califfo consci dell’importanza vitale di questa provincia per le loro sorti, hanno lanciato un attacco con l’obbiettivo di espugnare l’aeroporto in mano ai governativi.
Stando agli stessi organi media dell’Isis, i jihadisti hanno fatto massiccio ricorso al gas mostarda e a ben 27 autobombe. Riprendere Dier al Zour, significa “chiudere la capitale del califfato Raqqa, in una singolare morsa: le truppe del regime sostenuti dai russi a Sud-Est e a Sud-Ovest, le forze curde appoggiate da Washington ma anche da Mosca, a Nord e Nord-ovest. Per le fonti di Askanews, “se russi e americani si metteranno d’accordo, lo Stato Islamico nella sua forma attuale non esisterà più prima della fine di questa estate”.
(Fonte Askanews)