I jihadisti dello Stato Islamico (Is) stanno avanzando verso Palmira, sito archeologico dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, a 240 chilometri a sudovest di Damasco. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione pro ribelli con sede a Londra. La notizia trova conferma anche da fonti locali, secondo le quali insieme agli uomini del Califfato ci sarebbero anche i miliziani di al Nusra, braccio siriano di al Qaeda.
I miliziani dell’Is hanno già pesantemente danneggiato numerosi siti archeologici in Iraq, come quello di Nimrud risalente a tremila anni fa e quello assiro di Hatra, città patrimonio dell’Unesco, sparando con kalashnikov contro manufatti del II-III secolo a.C.. Prima avevano distrutto con asce e picconi le statute conservate nel museo di Mosul (molte delle quali erano solo copie delle originali conserbate nella capitale Baghdad) e avevano dato fuoco a libri antichi della biblioteca che si trova sempre a Mosul, roccaforte dell’autoproclamato Califfato.
«Palmira è minacciata», ha avvertito Rami Abdel Rahmane, il direttore dell’Osservatorio. «La battaglia si combatte ora a due chilometri a est della città dopo che l’Is ha preso il controllo di tutte le postazioni dell’esercito (siriano, ndr) tra al-Soukhna e Palmira», ha precisato. Il governatore della provincia di Homs, Talal Barazi, ha detto che dopo la caduta di al-Soukhna 1.800 famiglie sono fuggite verso Palmira dove si trovano tre centri di accoglienza. Nella notte tra martedì e mercoledì gli scontri che si sono registrati in questa zona hanno causato la morte di 110 persone, tra cui 70 uomini delle forze del regime e 40 jihadisti, tra cui due comandanti.
Per l’Unesco Palmira ha un «valore inestimabile». Nel sito vi sono rovine monumentali di una grande città e di uno dei più importanti centri culturali dell’antichità. Ci sono templi ben conservati risalenti al primo e al secondo secolo dopo Cristo e strade ricche di colonne. L’interpretazione estremista del Corano che segue l’Is spinge i jihadisti a considerare inammissibili edifici risalenti all’epoca pre-islamica, ma anche quelli riconducibili ad altre fedi o ad altre sette dell’Islam o quelli in cui si onorano leader religiosi defunti diversi da Dio.