Gli Stati Uniti rinunciano al termine «deconfliction» usato dall’inizio dei raid di Mosca per caratterizzare i colloqui con la Russia sulle operazioni in Siria, ora si parla di «discussioni tecniche di base su procedure di sicurezza per i piloti in Siria», per definire i contatti fra militari per scongiurare incidenti, contatti che peraltro non ci sono ancora dopo un primo colloquio, in video conferenza, la scorsa settimana. Il New York Times sottolinea il significato politico di questo cambiamento semantico: l’Amministrazione americana tiene a evitare che contatti con Mosca possano essere trasformati o percepiti, grazie alla retorica in senso contrario della Russia, in un coordinamento delle operazioni, una idea che il segretario della difesa Ashton Carter ha ribadito con forza da Roma. Sottolineando che tali discussioni tecniche «sono tutto quello che c’è», in termini di contatti con Mosca.
I nervi agli americani sono saltati quando i russi hanno lamentato la mancata risposta alla loro richiesta di identificare i gruppi armati da non colpire, ovvero i gruppi armati dagli americani che operano contro Assad. «Se ci sono forze, che hanno armi e sono sul terreno a combattere, come dice la coalizione, contro l’Is, che non devono essere toccate, allora perfetto, dateci la lista, diteci come possiamo identificarli, diteci dove sono, spiegateci perché non devono essere toccati. Ma queste informazioni non ci sono state date», aveva detto la portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova.
Fonti del Pentagono sottolineano che si tratta di una informazione che mai e poi mai avrebbe potuto essere consegnata ai russi, che sarebbero altrimenti liberi così di mirare contro forze anti Assad. Fino a che la Russia continuerà a non sostenere la posizione americana secondo cui la lotta contro l’Is deve andare in parallelo con quella ad Assad, gli americani limiteranno i loro contatti con Mosca alle sole frequenze radio che i piloti devono usare. Una ammissione in fondo che dietro il termine deconfliction poteva trovarsi il nucleo o anche solo la speranza di una reale cooperazione ora del tutto esclusa: la Russia vuole proteggere Assad, gli Stati Uniti no. E tengono anche a che non ci siano equivoci in proposito soprattutto nel mondo arabo: ai russi non verrà mai consegnata alcuna informazione sui gruppi anti Assad.
«I russi cercano una maggior cooperazione ma francamente, noi questa maggior cooperazione non la vogliamo», ha sottolineato una fonte del Pentagono citata dal New York Times. Da qui il passaparola fra i militari americani sulle nuove norme di linguaggio: «Deconfliction è una parola molto utile, ma non è appropriata» in questo contesto, ha precisato la fonte.
Il quotidiano americano descrive anche la crescente frustrazione del Pentagono per l’intransigenza russa alla proposta di avviare colloqui di deconfliction, un termine usato ampiamente dagli americani nei giorni scorsi, a partire dal segretario di stato John Kerry al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite poche ore dopo i primi raid russi, ovvero, spiegano al dipartimento della difesa americano, per decidere in quale lingua le due forze militari avrebbero dovuto parlare, quale frequenza radio i piloti avrebbero dovuto utilizzare e come avrebbero potuto convivere nello spazio aereo siriano. Strumenti per ridurre il rischio di collisioni in volo definendo corridoi separati.