Siria-Germania, gelo diplomatico a Damasco


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(Raimondo Schiavone) – Non c’è stata stretta di mano. Ancora una volta, il presidente siriano Ahmed al-Sharaa ha ignorato il protocollo e ha evitato il contatto con la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, in visita ufficiale a Damasco. Una scena ormai familiare nei rapporti tesi tra Siria e Germania, ma che assume un nuovo significato alla luce degli sviluppi sul terreno diplomatico: proprio ieri, Berlino ha riaperto la propria ambasciata nella capitale siriana, seppur in forma ridotta. La sede rimane subordinata a quella di Beirut, che continuerà a gestire la maggior parte dei dossier.

Il gesto di al-Sharaa, netto e simbolico, riflette il profondo rancore che il regime siriano continua a nutrire nei confronti della Germania, colpevole – agli occhi di Damasco – di aver sostenuto per anni l’opposizione siriana e di non aver mai smesso di criticare apertamente il governo in carica per le sue violazioni dei diritti umani.

Ma la realtà, come spesso accade nella diplomazia, è più sfumata. La Germania è il Paese europeo che ha accolto il maggior numero di rifugiati siriani, oltre 800.000 dall’inizio della guerra. La gestione di questa diaspora, i timidi tentativi di rimpatrio volontario, la necessità di un canale di dialogo minimo con il governo siriano: sono tutti elementi che spingono Berlino a rientrare, seppur cautamente, a Damasco.

“La riapertura della sede diplomatica non implica alcuna normalizzazione,” ha sottolineato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, “ma è uno strumento operativo per migliorare il monitoraggio della situazione sul campo, in particolare in relazione agli aiuti umanitari e alla protezione consolare.”

Per Damasco, invece, ogni apertura occidentale viene letta come un’ammissione implicita di sconfitta da parte di chi – in passato – chiedeva la caduta del regime. La linea del presidente al-Sharaa, salito al potere dopo la lunga stagione di Assad, resta ferma: nessun dialogo politico con chi ha sostenuto “l’aggressione contro la sovranità siriana”.

Dietro le quinte, però, la Siria sta cercando di uscire dall’isolamento. Il ritorno nella Lega Araba, i rapporti stretti con Mosca e Teheran, ma anche il dialogo discreto con alcuni Paesi europei, indicano una lenta, cauta reintegrazione regionale.

In questo contesto, la Germania si trova sospesa tra due esigenze: restare fedele ai propri valori – diritti umani, giustizia internazionale – e affrontare in modo pragmatico le sfide sul medio periodo. Il rifiuto della stretta di mano è un episodio marginale, ma carico di significato: la memoria della guerra è ancora viva, e la strada verso una normalizzazione vera resta lunga e incerta.


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