Siria. Incontro Obama – Putin, ribadite le differenze sul futuro di Assad


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Nel linguaggio diplomatico Barack Obama e Vladimir Putin sulla Siria hanno «agreed to disgree», cioè convenuto di essere in disaccordo, nell’atteso vertice della scorsa notte. Nel colloquio durato oltre un’ora e mezza infatti sono state ribadite le posizioni, antitetiche, che i due leader avevano chiaramente esposte dal podio mondiale dell’Assemblea Generale dell’Onu. «Ora noi abbiamo un’intesa sul fatto che il nostro lavoro debba essere rafforzato almeno a livello bilaterale, e stiamo riflettendo insieme sui meccanismi appropriati», è stata la dichiarazione che Putin, prima di ripartire per Mosca, ha affidato ai giornalisti russi.

Obama ha invece affidato ad un portavoce della Casa Bianca il compito di spiegare i risultati dell’incontro, definito «produttivo» nel senso che ha avuto il risultato di «fare chiarezza sugli obiettivi» dei due leader pur nella differenza. «L’obiettivo della Russia è di colpire lo Stato Islamico e sostenere il governo», spiegano ancora dalla Casa Bianca ribadendo che questa visione di Bashar Assad come possibile baluardo contro gli estremisti non è condivisibile.

«Credo che i russi certamente comprendano l’importanza che vi sia una soluzione politica e un processo che porti ad una soluzione politica – ha concluso – abbiamo differenze di vedute su quale sia la conclusione di questo processo», in particolare rispetto al ruolo di Assad.

In questo contesto, gli Stati Uniti considerano anche ambivalente i recenti rinforzi militari inviati dalla Russia in Siria, con il giudizio finale sospeso in attesa dell’utilizzo che Mosca intende farne: se i russi intendono usarlo solo per combattere lo Stato Islamico – ha riferito ancora la fonte della Casa Bianca – per Washington sarebbe positivo. Mentre sarebbe negativo invece un utilizzo per continuare a sostenere la guerra di Assad contro il proprio popolo.

«Non c’è stata una situazione in cui una delle due parti ha cercato di mettere un punto a segno durante l’incontro – ha concluso sintetizzando lo spirito del difficile faccia a faccia – credo che vi fosse il comune desiderio di trovare un modo di affrontare la situazione in Siria».

SICK,WASHINGTON PRONTA REALISMO PER RISOLVERE CRISI – «Con il vertice russo-americano si è innescato l’unico meccanismo in grado di aprire qualche speranza per la Siria, anche se non possiamo aspettarci una svolta in tempi rapidi. E il de-conflicting sarà forse l’unico risultato immediato dell’incontro tra Barack Obama e Vladimir Putin». Lo afferma Gary Sick, professore alla Columbia university. De-conflicting, spiega Sick,«è un neologismo che indica la prevenzione della conflittualità: nel caso specifico significa evitare che, per un errore magari banale, si verifichi uno scontro tra le forze militari russe in Siria e gli aerei del Pentagono (o della Francia) che bombardano l’Is». Su una possibile soluzione della crisi siriana «ci sono – spiega – due novità importanti: la prima è lo sbarco in Siria dei russi, che non vogliono nè un collasso di Bashar al-Assad, nè che lo Stato Islamico conquisti Damasco. La seconda novità è che Washington è ora pronta a dialogare anche con Teheran».

Alla domanda su come trovare un accordo se Obama insiste per mandare via Assad mentre Mosca e Teheran lo vogliono tenere, l’analista replica: «Al di là delle posizioni pubbliche che appaiono molto rigide, gli Stati Uniti sono oggi più flessibili sui tempi dell’abbandono di Assad, anche perchè si rendono conto che, se andasse via oggi, l’esercito siriano collasserebbe e a Damasco arriverebbero i jihadisti dell’Is, che nessuno vuole. Si punta dunque a un compromesso in nome del realismo». Non saranno i militari russi a prendere l’offensiva, secondo Sick: «Ne dubito. Sia la Russia che gli iraniani vogliono una soluzione politica che porti alla sconfitta dell’Is. Certo, a Obama non fa piacere che Putin abbia messo un piede in Siria: ma è quello che è successo e la Casa Bianca deve fronteggiare la nuova realtà».

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