Siria. L’avanzata dell’IS, le ragazze violentate e gli insulti alla processione


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(Salvatore Lazzara) – Il sedicente Stato islamico continua ad avanzare nel silenzio complice dei media, ma soprattutto di quella parte delle istituzioni che dovrebbero garantire la stabilità politica nel mondo. Nei giorni precedenti, i terroristi, hanno cominciato ad avanzare verso Amriye, sobborgo settentrionale di Palmira, uccidendo 26 persone. Fonti locali hanno affermato che centinaia di famiglie, molte delle quali già sfollate da altre zone in guerra, sono fuggite dalla città.

Palmira – anche nota come Tadmor – era fiorita nell’antichità come punto di sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano. Già citata nella Bibbia e negli annali potessero riservare a Palmira lo stesso destino toccato ai siti iracheni di Ninive, Nimrud e Hatra a sud di Mosul. Potenti della terra, perché siete rimasti in silenzio? Come mai non avete alzato forte la voce per condannare il tentativo di invadere e distruggere questo sito archeologico? Perché non vi siete opposti contro i barbari che vogliono cancellare definitivamente la memoria dell’umanità?

Prima che accadesse il peggio, ci ha pensato l’esercito siriano a respingere i miliziani dello Stato islamico fuori da Palmira e le rovine del sito patrimonio dell’Unesco non sono state danneggiate e per ora sono salve. Oggi i soldati di Assad sono l’unico  e solo baluardo contro il terrorismo in Siria.

Di grande attualità, è la storia di suor Hautune Dogan. La religiosa ha più volte testimoniato la devastazione delle antiche comunità cristiane in Medio Oriente. Ha ascoltato i sopravvissuti raccontare come le donne cristiane yazidi, vengono vendute come schiave del sesso “scelgono le più belle, anche se hanno bambini piccoli, e e poi le vendono per soddisfare le voglie sessuali. Ci sono state 12.000 donne e bambini rapiti per mano dei terroristi, destinate alla schiavitù e ai desideri dei combattenti. Quello che succede in questi posti è la peggiore barbarie della storia fino ad oggi”. Suor Dogan, non è estranea alle persecuzioni islamiche. Da giovane è stata costretta insieme alla famiglia a lasciare la propria casa in Turchia: “la missione dell’ISIS, è quella di convertire completamente alla religione islamica. Chi dice che l’ISIS non ha alcuna connessione con l’Islam è un bugiardo”. Ecco perché la suora è delusa da quella che definisce senza paura la debole reazione dell’Occidente.

I riverberi negativi di quanto avviene in Siria e in Medio Oriente con l’avanzata del fondamentalismo islamico, cominciano a farsi sentire in Italia: “Al termine della messa della parrocchia di San Martino parte la processione con la statua della Madonna. Siamo a maggio, mese dedicato al Rosario e alla Vergine. In processione c’è la comunità parrocchiale, ci sono le autorità civili, ci sono i bambini di prima comunione. Al passaggio del corteo religioso in via Dante Alighieri succede qualcosa. Alcuni ragazzi, poi si dirà soltanto bambini, della vicina sede dell’associazione di cultura islamica Attadamun iniziano a inveire contro i fedeli: “Andate via”, “qui non potete stare”.

La cosa lascia sconcertati tutti. C’è chi è intenzionato a fermarsi e riprendere i ragazzi- commenta Andrea Zambrano. Poi si decide di fare finta di nulla. Ma al termine, tornati in chiesa, non si parlava d’altro anche se, si legge dal Carlino qualcuno ha cercato di minimizzare dicendo che in fondo si è trattato di un gruppetto di bambini che non si sono resi conto della gravità del loro gesto. So’ ragazzi, appunto. Ma la vicenda non si è chiusa sul sagrato: è finita sul giornale andando a coinvolgere anche il sindaco Paola Pula, primo cittadino Pd di Conselice che ha chiesto un incontro con l’associazione. Il giorno dopo arrivano le lettere di scusa dell’associazione consegnate al parroco e al sindaco. I quali hanno ringraziato per il bel gesto dell’associazione islamica. “Considero il comportamento tenuto dai rappresentanti di entrambe le comunità, la migliore risposta a qualsiasi strumentalizzazione dell’accaduto”, ha chiuso il sindaco.

Tutto risolto? Più o meno. Restano da capire almeno un paio di cose. Perché dei bambini che si presuppone frequentino le scuole regolarmente insieme a tutti gli altri iniziano ad inveire contro il sentimento religioso? Che cosa si cela dietro questa zingarata primaverile che, come risulta al sindaco, i bambini avrebbero pagato con una ramanzina dei genitori? Ai più è scappato un dettaglio.

Il luogo dal quale sono partiti gli improperi verso i fedeli cattolici non è una vera e propria moschea. Ma è la sede di un’associazione di cultura islamica. Un luogo in cui gli islamici istituiscono le proprie madrasse per i bambini e praticano un culto che nella stragrande maggioranza dei casi è abusivo perché è sotto il nome di associazione di cultura islamica che si celano gran parte dei luoghi di preghiera musulmani emiliani. I quali, per avere il titolo di moschea, devono dotarsi di caratteristiche urbanistiche proprie dei luoghi di culto. E che invece per comodità e grazie all’escamotage di una legge regionale che disciplina i luoghi di aggregazione culturale e sportiva, funge a tutti gli effetti da moschea. Con tutti i crismi che ne derivano, compresa la pretesa di considerarlo un luogo inviolabile, in quanto sacro. Anche se moschea non è. In Regione la cosa è risaputa, basterebbe modificare la normativa e rendere più stringenti i permessi, ma questo comporterebbe il passaggio in consiglio comunale per le approvazioni urbanistiche avvitando la questione in favorevoli e contrari. Meglio procedere così.

Fino a quando qualcuno non si sente in diritto di cacciare dal proprio suolo alcuni fedeli che da quelle vie passano con statue e ostensori da almeno mille anni. Con il senso di sfida che questo gesto lascia con sé. Che cosa succederà se il prossimo anno qualcuno particolarmente zelante consigliasse di cambiare itinerario per non “urtare la comunità islamica”? E se la proposta dovesse passare per quieto vivere? I bambini che hanno inveito contro la statua devono aver respirato un clima ostile al cristianesimo da qualche parte. Dove? Forse nelle stesse scuole coraniche approntate con il benestare dei Comuni sotto l’effige di normale attività culturale? Saranno anche ragazzate, ma bisognerebbe che qualcuno si interrogasse su chi ha reso il terreno fertile perché accadessero”.

 

 

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