Centinaia di civili hanno cominciato a fare ritorno a Tal Abyad, la città sul confine con la Turchia, che le forze curde dell’Ypg e gruppi armati ribelli sono riusciti a strappare all’Isis dopo un’offensiva durata tre settimane. Oltre 20.000 residenti erano stati costretti a lasciare le loro case e cercare rifugio in Turchia per mettersi in salvo dai combattimenti e dai bombardamenti della Coalizione internazionale a guida americanca contro le postazioni dello Stato islamico. La vittoria dell’Ypg, che fa seguito di alcuni mesi a quella riportata dalle stesse milizie contro l’Isis a Kobane, altra città lungo la frontiera 60 chilometri più a Ovest, ha messo in allarme le autorità di Ankara.
Il presidente Recep Recep Tayyip Erdogan ha parlato nei giorni scorsi del pericolo della «creazione di una struttura che minaccia i confini» della Turchia. Mentre il vice primo ministro Bulent Arinc ha unito la sua voce a quella di una quindicina di gruppi armati dell’opposizione siriana che hanno accusato i curdi di attuare una «pulizia etnica» ai danni della popolazione araba e turcomanna. Ankara afferma che le milizie Ypg sono una emanazione del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che dal 1984 si batte contro le autorità centrali turche.
L’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, si trova intanto a Damasco per cercare di riportare in vita gli sforzi diplomatici per cercare una soluzione politica al conflitto. Ieri ha incontrato Assad, nel giorno in cui diversi razzi sono stati lanciati sulla capitale dai miliziani anti- Assad trincerati solo pochi chilometri a Est. Secondo l’agenzia governativa Sana, 10 civili sono stati uccisi e 25 feriti.