Il giornalista Hamza Haj Hassan, il cameraman Mohamad Mantash e il tecnico Halim Allaw della televisione satellitare di Hezbollah, Al-Manar, sono stati uccisi in un attacco di un gruppo di uomini armati nella città cristiana di Maaloula, a nord di Damasco, tornata sotto il controllo dell’esercito siriano.
I tre uomini sono caduti in un’imboscata tesa da un gruppo di jihadisti in fuga dalla città liberata. Altre due persone che facevano parte della troupe di Al-Manar sono rimaste ferite ma non sarebbero in pericolo di vita. In un comunicato, la televisione di Hezbollah ha accusato i “terroristi” di essere i responsabili dell’omicidio.
Prima della loro uccisione, dall’inizio della rivolta in Siria, nel marzo 2011, Reporters sans frontières (Rsf) ha contato 28 professionisti dell’informazione (di cui nove giornalisti stranieri) e oltre un centinaio di giornalisti locali uccisi nell’esercizio delle loro funzioni in Siria.
“Con questi colleghi – afferma il giornalista Talal Khrais, responsabile esteri di Assadakah – ho lavorato in prima linea. L’unica nostra colpa è quella di far conoscere la verità alla gente. Non posso dire altro se non che continueremo la nostra strada sapendo che esistono molti pericoli”
Le milizie sciite libanesi di hezbollah hanno appoggiato la controffensiva governativa contro i ribelli che ancora erano presenti nella città bassa di Maaloula. L’Esercito ha annunciato di avere riconquistato l’intera regione di Qalamun, a Nord della capitale. La città cristiana era stata teatro dell’eclatante rapimento da parte di gruppi Jihadisti di 12 suore 4 mesi fa. Le religiose erano state liberate dopo 3 mesi di prigionia.
(red)