Siria. Monsignor Hindo: cristiani abbandonati nelle mani dell’ISIS


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I cristiani rapiti in Siria sono stati «abbandonati» nelle mani dai terroristi: è pesante l’accusa di Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassakè-Nisibi. «Voglio dire chiaramente – riferisce l’arcivescovo – che abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati nelle mani di quelli del Daesh (Isis, ndr). Ieri i bombardieri americani hanno sorvolato più volte l’area, ma non sono intervenuti. Abbiamo cento famiglie assire che hanno trovato rifugio ad Hassakè, ma non hanno ricevuto nessun aiuto dalla Mezzaluna Rossa e dagli organismi governativi siriani di assistenza, forse perchè sono cristiani. Anche l’organismo per i rifugiati dell’Onu è latitante».

Monsignor Hindo conferna che sono stati presi in ostaggio dai jihadisti molti cristiani, mentre le chiese di alcuni villaggi sono state bruciate. «I terroristi – riferisce l’arcivescovo – hanno attaccato per primo il villaggio di Tel Tamar, poi hanno preso Tel Shamiran e tutti gli altri villaggi più piccoli, fino a Tel Hermuz, dove hanno dato fuoco a tutto. Sia a Tel Hormuz che a Tel Shamiran hanno preso decine di ostaggi, con l’intenzione forse di usarli per richiedere riscatti o per uno scambio di prigionieri».

CONQUISTATI DUE VILLAGGI CRISTIANI NEL NORD EST DELLA SIRIA

L’Isis in Siria ha conquistato due villaggi cristiani Assiri nella regione del Khabour. La notizia proviene dall’Archimandita Emanuel Youkhana del Christian Aid Program Nohadra-Iraq, riportato dall’associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», che conferma che decine di famiglie sono state fatte prigioniere e che un 17enne di nome Milad è stato martirizzato e ucciso. Il vescovo Mar Aprem Athniel, dalla sua diocesi del luogo, ha lanciato un nuovo allarme: è a rischio la vita dei cristiani di 35 villaggi.

L’Archimandrita ha detto che i terroristi hanno circondato due villaggi del governatorato di Hassakè (al confine con l’Iraq): Tel Shamiram e Tel Hormizd. Decine di famiglie sono state fatte prigioniere: 50 di Tel Shamiram, 26 di Tel Gouran e 28 di Tel Jazira, mentre altri 14 giovani (12 uomini e 2 donne) sono tenuti in ostaggio dai miliziani sunniti. Il vescovo Mar Aprem Athniel conferma all’Archimandrita che l’Isis sta avanzando rapidamente in tutto il governatorato, mettendo a serio rischio la vita dei cristiani che abitano i 35 villaggi della zona. I terroristi avrebbero scelto di attaccare la regione del Khabour perchè sconfitti sull’altro fronte caldo, quello di Kobane, dai combattenti del PYD (Democratic Union Kurdish Party). La battaglia è iniziata verso le 4 del mattino di lunedì 23 febbraio.

In breve tempo i miliziani sono riusciti a penetrare nei primi due villaggi, facendo prigioniere decine di persone: «Fortunatamente circa 600 famiglie sono riuscite a fuggire verso Qamishly – ci dice l’Archimandrita Youkhana – ma siamo preoccupati per la sorte di coloro che sono tenuti in ostaggio. Conosciamo bene i metodi barbari dell’Isis: ciò che più conta per noi, adesso, è che queste persone siano liberate il prima possibile». «Purtroppo le chiese di Tel Hormidz e Tel Shamiram sono state già devastate e bruciate – continua Youkhana – la speranza è che i combattenti del PYD e l’esercito siriano fermino l’avanzata dell’Isis, così come confidiamo nel fiume Khabour, il cui livello delle acque costituisce un argine naturale all’avanzata dei terroristi».

La regione del Khabour conta 35 villaggi cristiani. Essi sono abitati dagli Assiri che nell’agosto 1933 fuggirono dal massacro di Simele, commesso dalle forze armate dell’allora Regno d’Iraq e che provocò la morte di circa tremila persone. La speranza di queste famiglie è quella di tornare un giorno nella loro patria, in Iraq. Per questo gli abitanti del Khabour continuano a definire le loro abitazioni come «campi» e non come «villaggi» o «città». «Aiuto alla Chiesa che soffre» è da sempre in prima linea per garantire i diritti civili e religiosi dei cristiani perseguitati in Siria. È di pochi giorni fa, il 16 febbraio, lo stanziamento di 2,3 milioni di euro per decine di progetti nelle città di Aleppo, Homs, Damasco e villaggi cristiani come quelli della regione del Khabour. I fondi saranno spesi per garantire cibo, medicine, cure di prima necessità, abitazioni temporanee ed elettricità agli sfollati.

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