Mosca continua a sostenere l’inclusione dei curdi ai negoziati intra-siriani. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo, Gennadij Gatilov. “Non è stata ancora risolta la questione della rappresentanza completa dell’opposizione. Alle trattative non ci sono i curdi, i quali, come abbiamo più volte detto e sostenuto devono prendere il loro posto legittimo nei negoziati”, ha dichiarato il diplomatico russo in un’intervista rilasciata al quotidiano “Izvestija”. Il viceministro ha ricordato che in seguito all’incontro tra l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura e il ministro degli Esteri russo Lavrov è stato stilato un documento di sintesi in cui si riflette la posizione di tutte le parti. Questo documento, ha affermato Gatilov, sarà fondamentale nei negoziati per la risoluzione del problema siriano.
Lo scorso 5 maggio il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha accusato la Turchia di avere un’influenza negativa sull’Alto comitato per i negoziati, la piattaforma dell’opposizione siriana che ha sede in Arabia Saudita. “E’ chiaro che il vero lavoro può iniziare solo quando tutta la parte siriana sarà riunita al tavolo delle trattative, ha detto Lavrov in un’intervista all’agenzia di stampa ‘Ria Novosti’ in riferimento ai negoziati di Ginevra.
Finora, le condizioni per questo non sono maturate, soprattutto a causa del fatto che l’Alto Comitato per i negoziati, autoproclamatosi come tale, è molto capriccioso e sotto la cattiva influenza di sponsor esterni, in particolare la Turchia. E’ del tutto evidente, e tutti lo sanno. Solo la Turchia sta bloccando la piena adesione ai negoziati del Partito dell’unione democratica (Pyd), che è uno dei principali partiti curdi in lotta contro i terroristi e che detiene il controllo di buona parte del territorio in Siria”.
Lavrov ha aggiunto che senza la partecipazione del partito dei curdi non è possibile una completa transizione a nuove forme di governo. “Non ha senso discutere in sua assenza di una Costituzione e dei passi per la formazione delle strutture transitorie di governo e di opposizione, le quali avranno facoltà di predisporre la Carta costituzionale. Solo i turchi bloccano il loro ingresso nei negoziati”.
La Turchia si è sempre opposta all’ingresso nei negoziati dei curdi siriani, considerati una costola del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche sia dalle autorità di Ankara che da quelle dell’Unione europea. La Turchia inoltre guarda con sospetto alla creazione di un’unione federale curda in Siria nella regione della Rojava. I rappresentanti dei tre cantoni del Kurdistan siriano (Rojava) hanno approvato il 17 marzo scorso a Reimlan la Carta per l’istituzione di un’unione federale nel nord del paese.
La nuova autoproclamata Federazione riunisce i tre cantoni controllati dai curdi nel nord della Siria, Kobani, Jazira e Afrin e, come ha detto un funzionario dell’amministrazione di Kobani, Idris Nassan, rappresenta tutte le etnie che vivono nell’area: arabi, curdi, armeni, turcomanni, ceceni e siriaci. Il quotidiano turco conservatore “Yeni Safak” scrive però che il Pyd vorrebbe includere anche alcune città del sud-est della Turchia nella nuova federazione. In tal caso, scrive lo “Yeni Safak”, Ankara sarebbe chiamata a intervenire militarmente contro le Ypg (la milizia del Pyd considerata una costola del Pkk) per difendere la sua integrità territoriale.
La stampa turca ha sottolineato che l’esercito turco sarebbe pronto ad applicare le sue regole d’ingaggio nei confronti dell’organizzazione del Partito dell’unione democratica curda (Pyd) nel caso in cui i suoi militanti oltrepassino il confine siriano o minaccino la sicurezza di Ankara. Il quotidiano filo-governativo turco “Yeni Safak” ha precisato in un articolo che “secondo le regole d’ingaggio della Turchia l’esercito può rispondere nel caso di una violazione del confine o della sicurezza del paese colpendo i punti da cui provengono le minacce”.
Nelle ultime settimane sono state diffuse diverse notizie sulla presenza di miliziani del Pyd che combattono a fianco di quelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nella regione sud-orientale turca di Nusaybin. “Se le notizie fossero confermate – aggiunge il quotidiano – le regole d’ingaggio sarebbe applicate contro il gruppo terroristico e l’esercito potrebbe colpire suoi obiettivi in Siria”. Le autorità turche considerano il Pyd un’organizzazione terroristica affiliata al Pkk, gruppo inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche sia da Ankara che dall’Unione europea.