L’esercito siriano ha ripreso il controllo della regione di Wadi Barada dopo oltre un mese di combattimenti contro i gruppi armati dell’opposizione. Situata 15 chilometri a Nord-Ovest di Damasco, la regione è un’importante fonte di approvvigionamento idrico per la capitale, rimasta senza acqua potabile dal 22 dicembre scorso, giorno in cui i gruppi jihadisti guidati da al Qaeda hanno assetato circa 5 milioni di abitanti che vivono nella capitale e nell’interland. Particolarmente significativa è la riconquista del villaggio di Ain al Fija che ospita la centrale idrica che rifornisce Damasco.
“Le nostre forze armate hanno compiuto la missione di ripristinare la sicurezza e la stabilità nella regione di Wadi Barada”, ha detto l’esercito in una dichiarazione alla televisione di stato. L’annuncio è arrivato all’indomani dell’ingresso delle forze armate nella stazione di pompaggio di Wadi Barada per la prima volta da quattro anni. Secondo una fonte militare di Damasco, nell’azione militare sono stati impegnati oltre 5.000 soldati della Qalamoun Shield (3 ° Divisione) e della Guardia repubblicana, assistiti anche dai miliziani di Hezbollah.
Sulla base di un accordo con il governo di Assad, i gruppi armati avevano due possibilità: scegliere di rimanere nella zona consegnando le armi o spostarsi nella provincia di Idlib, ultima roccaforte dei jihadisti. Molti miliziani hanno scelto di dirigersi, con gli autobus messi a disposizione dal governo, verso verso la provincia di Idlib, nel nord della Siria. Secondo l’inviato dell’emittente televisiva “al Jazeera”, sono 15 i pullman partiti da Wadi Barada con a bordo la prima parte dei terroristi da sgomberare. Si tratta di quei miliziani che si sono rifiutati di arrivare ad un accordo con Damasco e che hanno deciso di partire e di arrivare a Idlib dopo otto ore di viaggio. A bordo di due autobus sono saliti anche 70 uomini feriti e alcuni anziani mentre gli altri mezzi, grazie alle garanzie della Mezzaluna Rossa, sono partiti attraversando la provincia di Hama.
La popolazione di Wadi Barada aveva chiesto l’intervento della comunità internazionale dopo che tutti i centri medici e quelli della protezione civile hanno smesso di funzionare a causa del conflitto. A Wadi Barada vivono oltre 8 mila civili che fino a oggi, a causa del conflitto, sono rimasti senza cibo né cure mediche.
Intanto continua l’avanzata dell’esercito siriano nella campagna a sud Al- Bab, roccaforte dello Stato Islamico nella zona est di Aleppo. In circa 2 settimane, i militari di Damasco hanno ripreso il controllo di una grande porzione di territorio, lasciando i jihadisti in mezzo a una tenaglia formata da una parte dall’esercito siriano e dall’altra dalle forze turche. Ankara ha già detto di non voler rinunciare al controllo di Al-Bab, una volta liberata, considerandola strategica nella protezione delle sue frontiere e nella lotta contro il terrorismo. Una posizione che si scontra con la volontà di Mosca e di Damasco di voler assicurare, come sancito anche dalla dichiarazione di Astana, l’integrità dello Stato siriano. Per tale ragione, l’Esercito arabo siriano ha rotto gli indugi e ha accelerato i tempi per liberare questa grande città e porre fine alla presenza dello Stato Islamico in tutta la zona.
a cura di Francesco Gori
Fonte: Agenzie