
(Raimondo Schiavone) – Mentre le tensioni tra Stati Uniti e Iran continuano a crescere, l’ultima serie di dichiarazioni della Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ayatollah Ali Khamenei, getta luce su un quadro di ipocrisia e doppiezza politica da parte di Washington. L’Iran, costantemente minacciato di azioni militari e sanzioni economiche, non sembra affatto intenzionato a piegarsi ai diktat statunitensi, mostrando una ferma determinazione a difendere la propria sovranità.
Le minacce di un’azione militare contro l’Iran, avanzate dagli Stati Uniti e rilanciate dal loro alleato Israele, sembrano più uno strumento di pressione che un reale piano di guerra. Come sottolineato da Khamenei, se Washington decidesse di avviare un conflitto, questo non sarebbe unilaterale: Teheran ha già dichiarato di essere pronta a rispondere con forza. Gli Stati Uniti, usciti umiliati dal Medio Oriente con il ritiro dall’Afghanistan e il fallimento della loro strategia in Iraq e Siria, potrebbero davvero permettersi un altro disastroso intervento militare?
Uno dei punti di attrito fondamentali tra Iran e Stati Uniti è la questione nucleare. L’Iran ha più volte dichiarato che il suo programma atomico ha esclusivamente scopi pacifici, ma gli Stati Uniti – gli unici ad aver mai usato la bomba atomica nella storia – continuano a dipingerlo come una minaccia globale. Khamenei ha messo in chiaro un punto essenziale: se Teheran volesse sviluppare armi nucleari, Washington non potrebbe impedirglielo.
Il fallimento del cosiddetto accordo sul nucleare (JCPOA) è la prova definitiva che gli Stati Uniti non sono partner affidabili nelle trattative. L’accordo, firmato nel 2015, fu unilateralmente stracciato dall’amministrazione Trump nel 2018, dimostrando che per Washington la diplomazia vale solo quando serve ai propri interessi.
Dietro la spinta americana contro l’Iran c’è l’influenza dell’alleato più potente di Washington in Medio Oriente: Israele. Tel Aviv vede nell’Iran l’ultimo grande ostacolo al suo dominio assoluto nella regione e da anni spinge per un’escalation che porti a un intervento militare. Non è un caso che i falchi della politica israeliana abbiano continuamente premuto sulle amministrazioni statunitensi per sabotare qualsiasi forma di dialogo con Teheran. L’Iran, con la sua alleanza con Hezbollah in Libano e la sua influenza in Siria e Iraq, è il principale deterrente contro le ambizioni espansionistiche di Israele.
A differenza di altri Paesi del Medio Oriente che si sono piegati alla volontà statunitense, l’Iran ha mantenuto una posizione ferma e indipendente. Nonostante anni di sanzioni e isolamento economico, Teheran ha rafforzato la sua capacità militare, tecnologica e diplomatica. L’asse strategico con Russia e Cina sta fornendo a Teheran nuovi spazi di manovra, riducendo l’impatto delle sanzioni americane e garantendo un’alternativa al sistema economico occidentale.
Le dichiarazioni di Khamenei non sono minacce, ma una constatazione di fatto: l’Iran non si farà intimidire. Se davvero gli Stati Uniti fossero interessati alla pace e alla stabilità regionale, smetterebbero di sabotare ogni tentativo di negoziato e di fomentare conflitti per conto dei loro alleati. Ma la storia insegna che Washington non cerca la pace, bensì il controllo.
L’Iran, da oltre quarant’anni, è uno dei pochi Paesi a resistere all’imperialismo americano in Medio Oriente. E oggi, più che mai, mostra di avere la forza e la determinazione per non cedere.