(Redazione) – Legge marziale e censura di tutti i media. Con questa decisione dell’esercito, sulla Thailandia è calata la notte. Le forze armate – per bocca di una tv da loro controllata – hanno detto di voler “restaurare la pace e l’ordine pubblico”, dopo i 28 morti e le centinaia di feriti degli ultimi scontri di piazza. I militari hanno comunque negato che l’iniziativa sia la premessa di un nuovo colpo di stato nel paese, anche se uomini e mezzi sono stati schierati in centro a Bangkok. I manifestanti hanno affermato di essere stati circondati in un quartiere della capitale dai militari. Quello che fa più discutere è la censura di tutti i mezzi di informazione, un provvedimento che tende a isolare la Thailandia anche a livello internazionale. Dieci canali tv sono stati addirittura privati delle antenne di trasmissione.
La Thailandia si trova nel centro di una crisi politica che dura da mesi. Nel novembre scorso sono iniziate le manifestazioni anti-governative, con la richiesta di dimissioni del primo ministro Yingluck Shinawatra, accusato di essere una marionetta di suo fratello Thaksin, ex primo ministro dal 2000 al 2006, ricco imprenditore e proprietario di diverse televisioni.
Nei primi di maggio la Corte Costituzionale ha deciso di rimuovere dal suo incarico Shinawatra, con l’accusa di abuso di potere. Secondo il tribunale, nel 2011 il primo ministro aveva trasferito illegalmente l’attuale capo della sicurezza nazionale del paese, Thawil Pliensri, perseguendo un “agenda nascosta” in violazione della Costituzione.
Ad aprile, di fronte al tribunale, Shinawatra aveva negato le accuse, dicendo che il suo partito non aveva beneficiato in alcun modo dal trasferimento di Pliensri. La sentenza del tribunale ha reso ancora più incerto il futuro politico della Thailandia e, in particolare, la praticabilità delle elezioni fissate per luglio 2014.