La Banca Centrale turca ha sorpreso i mercati annunciando la decisione del Monetary Policy Board (PPK) di tagliare l'”one week repo rate” dal 10% al 9.5% in ragione del calo delle incertezze e del miglioramento degli indicatori del premio di rischio.
Come riferisce una nota di Ice Istanbul, la Banca ha mantenuto invariati l'”overnight lending rate” e l'”overnight borrowing rate”, lasciando stazionario il corridoio dei tassi tra l’8 e il 12%. E’ stata inoltre annunciata l’intenzione di monitorare da vicino le aspettative inflazionistiche, l’andamento dei prezzi e altri fattori, continuando con una politica monetaria severa sino a un miglioramento delle prospettive in materia di inflazione.
A seguito della crescente pressione da parte del governo per una riduzione dei tassi d’interesse, il governatore della Banca Centrale, Erdem Basci, aveva annunciato la possibilità di una graduale e moderata riduzione dei tassi. L’inflazione però continua ad essere più alta delle aspettative di fine anno e questo diminuisce le probabilità che la Banca operi ulteriori riduzioni questo mese. Secondo il capo-economista di Erste Securities, Nilufer Sezgin, l’inflazione dovrebbe crescere al 10% annuo a giugno, per poi scendere. Per Bloomberg, poi, la crescita dovrebbe rallentare al 2,3% per quest’anno dal 3,9% del 2013.
La politica inflazionistica è diventata oggetto di critica da parte del premier Tayyip Erdoğan il quale ha esortato la Banca a tagliare i tassi d’interesse dopo la vittoria del suo partito alle elezioni locali dello scorso marzo. Erdoğan ha denunciato “una lobby dei tassi d’interesse” che complotterebbe per frenare la crescita della Turchia. Il premier era arrivato a minacciare persino l’indipendenza dell’istituto, parlando di un nuovo statuto.
Lo scontro tra Basci ed Erdoğan ha un significato tutt’altro che secondario: la Banca Centrale Turca ha infatti come unico obiettivo la preservazione della stabilità dei prezzi, mentre il premier vorrebbe che si occupasse di sostenere anche la crescita, minacciando l’indipendenza dell’istituto.
La Banca ha già applicato una riduzione del costo medio del debito senza dover ricorrere a un taglio dei tassi grazie a un maggiore finanziamento dei mercati attraverso le aste di “one-week repo” a un tasso fisso del 10% invece che del 12%.
Il timore più forte ora è che la reputazione della banca centrale sia stata compromessa, perché non solo non ha dato seguito all’impegno di contenere l’inflazione al 5%, ma dimostrerebbe di avere subito le pressioni del governo. Alla luce di quanto accaduto, ha vinto Erdoğan e ha perso Basci. Ma d’ora in avanti, la credibilità delle azioni dell’istituto centrale non sarà più la stessa.
/con fonte Ansa