La stretta del governo turco contro la libertà di espressione, in particolare contro i giornalisti, è «scandalosa», l’Unione Europea vigili sul rispetto dei diritti fondamentali. A Roma per un incontro all’Auditorium durante il quale ha parlato del suo ultimo libro edito da Einaudi, «La stranezza delle cose che ho in testa», lo scrittore turco Orhan Pamuk non si esime dal commentare l’attuale situazione nel suo Paese.
«Denuncio con forza e critico il giro di vite contro la libertà di espressione e di stampa – dice il Nobel per la letteratura – Il problema non è per noi romanzieri, a meno che non scriviamo di sesso esplicito, ma per i giornalisti, sono loro in pericolo. Sono accerchiati e sotto pressione con tattiche economiche e amministrative, lo sono gli editori perché licenzino i giornalisti che criticano il governo e lo sono gli stessi commentatori politici».
È il caso del «mio amico direttore di Cumhuriyet, Can Dundar, che è agli arresti» da quasi una settimana, «è una cosa scandalosa». «I giornalisti sono sotto pressione – continua Pamuk nella sua denuncia – Se non smettono di scrivere ci sarà sempre qualche personaggio filogovernativo che minaccia di picchiarli, qualche procuratore che li convocherà e se ancora non la smetteranno si apriranno le porte del carcere».