Usa: non ci sono prove certe sul ruolo dell’ISIS in attacchi in Yemen e Tunisia


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Gli Usa non confermano che dietro agli attacchi kamikaze condotti durante la preghiera del venerdì contro due moschee sciite a Sanaa, in Yemen, ci sia lo Stato Islamico. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. «Gli Usa stanno ancora indagando sulla rivendicazione della branca yemenita dell’Isis», ha detto aggiungendo che l’intelligence americana sta verificando se il gruppo terrorista ha una struttura di comando presente nel Paese, in grado di coordinare tali attacchi.

Il portavoce della Casa Bianca ha sottolineato che «spesso l’Isis rivendica la responsabilità di attacchi per scopi puramente propagandistici», tuttavia gli attacchi in Yemen evidenziano che «tutti nella regione sono minacciati, compresi i musulmani». L’amministrazione Obama ha fatto inoltre sapere di non avere ancora prove certe circa il coinvolgimento dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico nell’attentato al museo di Tunisi, in cui hanno perso la vita 23 persone, tra cui quattro italiani.

ERDOGAN, ESPULSI 1.170 CANDIDATI JIHAD STRANIERI – Le autorità di Ankara finora hanno fermato e espulso 1.170 stranieri sospettati di voler raggiungere i terroristi islamici dell’Isis in Siria, ha affermato oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo il capo dello stato di Ankara inoltre le autorità turche hanno stabilito, sulla base di informative dei servizi stranieri, una ‘lista nera’ di 12.500 persone che non possono entrare nel territorio nazionale perché sospettate di voler aderire all’Isis.

Il governo islamico turco è stato più volte accusato di aiutare in Siria anche i gruppi jihadisti come l’Isis con l’obiettivo di fare cadere il presidente Bashar al Assad e di sostituirlo con un governo dei Fratelli Musulmani. Finora inoltre il governo turco è rimasto ai margini della coalizione internazionale anti-Isis. Nelle ultime settimane però le autorità hanno annunciato misure più severe di controllo del confine con la Siria e degli aeroporti. «La Turchia, ha sostenuto Erdogan, sta facendo la sua parte, e continuerà a farlo».

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