Il ministro della Difesa dello Yemen Mahmud al-Subaihi è stato arrestato nella città di Houta, nella provincia di Lahj, nel sud del paese. Lo ha detto il portavoce dei miliziani sciiti Houthi, Mohammed Abdulsalam, citato dalla televisione al-Massira.
Subaihi era fuggito dagli arresti domiciliari impostigli dai ribelli sciiti a Sanàa e si era recato ad Aden, dove aveva raggiunto il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi. Anche quest’ultimo era evaso dagli arresti domiciliari a metà febbraio.
Abdulsalam ha quindi spiegato che Subaihi e le altre persone arrestate sono state «trasferite a Sanàa e sono in custodia delle forze armate». Intanto continuano gli scontri a Houta tra i sostentori di Hadi e gli houthi, sempre più vicini ad Aden. In precedenza l’emittente televisiva al-Masirah aveva riferito che gli Houthi avevano conquistato la base aerea di al-Annad, a soli 60 chilometri da Aden.
Nei giorni scorsi i miliziani sciiti hanno preso possesso dell’aeroporto di Taiz, terza città del Paese, quasi interamente sunnita, situata 300 km a sud della capitale. Taiz rappresenta un avamposto strategico e la sua conquista rappresenta un passo importante in direzione dello stretto di Bab el-Mendeb, situato nell’estremità occidentale dello Yemen verso il Corno d’Africa.
Intanto gli Houthi hanno fatto sapere che non parteciperanno ai colloqui di riconciliazione nazionale tra le fazioni yemenite che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni a Doha, in Qatar. Lo ha annunciato il portavoce del gruppo, Mohammed Abdulsalam, citato dal sito del quotidiano Yemen Post.
Il portavoce ha motivato la decisione spiegando che il Qatar, così come l’Arabia Saudita (indicata all’inizio come sede dei colloqui), è su posizioni «ostili» agli Houthi in quanto sostiene il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. I paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), di cui Arabia Saudita e Qatar fanno parte, hanno definito un «golpe» la conquista di Sanaa da parte dei ribelli e hanno sempre ribadito il loro supporto al governo di Hadi.
Resta aperta a questo punto l’ipotesi di un intervento militare del Peninsula Shield Force (le truppe di difesa del GCC, già intervenute in Bahrain nel marzo 2011 durante le sommosse popolari portate avanti principalmente dalla comunità sciita). Con le sue 40mila unità e una base permanente nelle provincia orientale dell’Arabia Saudita, il corpo di protezione del Golfo è già stato allertato.