(Stefano Levoni) – I colloqui di pace sul conflitto in Yemen, originariamente in programma il 14 gennaio, sono slittati a dopo il 20 gennaio, ha affermato oggi a Ginevra il portavoce dell’Onu Ahmad Fawzi. La data del 14 gennaio era stata menzionata, «ma credo che non sia più all’ordine del giorno», ha detto. L’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen Ismail Ould Cheikh Ahmed, che si trova nella regione, sta ora esaminando una data posteriore al 20 gennaio, ha aggiunto Fawzi. La ripresa dei colloqui potrebbe svolgersi nella regione.
Intanto i bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita continuano nel silenzio e nell’indifferenza della comunità internazionale. Moltissime organizzazioni umanitarie hanno denunciato i crimini contro l’umanità perpetrati da Ryad con la sua incessante azione militare, che ha causato un numero difficile da stimare di morti tra la popolazione civile. Sono moltissimi i bambini che sono rimasti vittime dei raid. Gli alleati dell’Arabia Saudita, Stati Uniti in testa, non sembrano preoccuparsi in alcun modo di questi crimini, preferendo concentrarsi sullo scenario siriano e sull’allontanamento di Bashar al Assad dalla guida del paese. Le allenze in campo economico, evidentemente, valgono molto di più della difesa dei diritti umani.
E tra i crimini commessi dai sauditi c’è l’ennesimo attacco contro una clinica gestita da Medici senza frontiere (Msf)nel nord, nella zona di Razeh nella provincia di Saada. Molti i morti e i feriti. Negli ultimi mesi almeno altre due delle sue strutture sono state colpite dai bombardamenti della coalizione araba. La zona bersagliata è il principale feudo dei miliziani sciiti houthi, oppositori dell’Arabia Saudita e alleati dell’Iran. Lo scorso 3 dicembre la coalizione aveva bombardato un ospedale della ong a Taiz, ferendo nove persone, due delle quali operatori di Msf. Prima ancora, a ottobre, un altro ospedale gestito da Medici senza frontiere era stato distrutto in un bombardamento nel distretto di Haydan, sempre nella provincia di Saada.
In ottobre l’aviazione americana aveva invece bombardato per errore un ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan. L’Unione Europea ha condannato l’attacco ma continua a tacere sui crimini dell’Arabia Saudita. La dichiarazione congiunta dell’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, e del commissario europeo per la gestione degli aiuti umanitari, Christos Stylianides appare più di facciata che di sostanza: “Tali attacchi che prendono di mira le operazioni umanitarie e i civili, sono chiaramente proibiti dal diritto internazionale umanitario. Le parti in conflitto – hanno scritto genericamente i rappresentanti dell’UE senza nominare l’Arabia Saudita – devono astenersi dal prendere deliberatamente di mira le infrastrutture civili. Il disprezzo per il diritto umanitario ostacola gli sforzi volti a portare una soluzione politica alla crisi”.
Nei mesi scorsi, attraverso un rapporto pubblicato dall’organizzazione – corredato da fotografie, filmati, testimonianze, giudicato attendibile dalla grande stampa Usa, e diffuso dal New York Times – tra i quotidiani – e dalla Cnn – tra le tv, l’associazione governativa che si occupa di diritti umani, Human Rights Watch, ha accusato l’aviazione dell’Arabia Saudita di aver usato le micidiali bombe a grappolo. L’accusa è stata rivolta anche agli Stati Uniti, responsabili – secondo l’Ong – di aver fabbricato e fornito all’alleato saudita le bombe a grappolo. Human Rights Watch ha precisato che le bombe sono state usate – in almeno due occasioni – nei giorni scorsi dalla coalizione guidata da Riad in villaggi del nordest yemenita, nella provincia di Sadaa, roccaforte degli Houthi. L’indignazione è comprensibile.
Un’accusa che è piovuta all’indirizzo della monarchia del Golfo anche nei giorni scorsi. “Smentiamo l’utilizzo delle bombe a grappolo a Sanaa”, ha dichiarato il generale di brigata saudita Ahmed al-Assiri, portavoce della coalizione. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha avvertito che l’eventuale utilizzo di questo tipo di armi nelle zone abitate dello Yemen sarebbe considerato un crimine di guerra.