La corsa per Raqqa


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(Angelo Gambella) –  La risoluzione della guerra di Siria, che è divenuta a tutti gli effetti una guerra mondiale, passa attraverso la (futura) caduta di Raqqa, capitale dello Stato islamico in Siria. L’interesse delle potenze mondiali e regionali si sta infatti concentrando, in questi giorni, sulle operazioni militari da organizzare per la liberazione della città. E’ però importante sottolineare che l’eventuale presa di Raqqa non potrà avvenire nell’ordine di qualche settimana, la città è difesa da un grosso contingente di militanti dell’ISIS e le forze di terra avversarie dei jihadisti sono piuttosto lontane.

Nelle ultime ore la tensione si è improvvisamente alzata dopo le dichiarazioni da parte turca – la Turchia è un importante membro della NATO – e saudita – l’Arabia Saudita è un fondamentale partner degli USA – per una partecipazione diretta con truppe di terra contro l’ISIS. I due paesi non fanno mistero che, al di là della motivazione principale della lotta al Daesh, il vero obiettivo resta la caduta del regime di Assad. Ma l’instaurazione di un governo amico a Damasco o piuttosto la divisione dello stato siriano in due o più parti con diverse influenze straniere, si scontra con la mutata situazione sul terreno.

Tutti i commentatori concordano che dall’inizio delle operazioni aeree russe (30 settembre) il governo siriano, che era realmente in pericolo, si è rafforzato soprattutto nelle aree di Latakia, Aleppo e Damasco. Gli annunci della liberazione di località, talvolta colline e postazioni avversarie, certe volte piccoli villaggi di montagna, altre volte fattorie di campagna e palazzi in centri abitati, si rincorrono continuamente sui quotidiani e siti informativi più vicini al governo. Gli annunci, poi, della conquista di più importanti cittadine e città strategicamente importanti rimbalzano sui social network ad un ritmo tale che, negli ultimi giorni, gli analisti impegnati nell’elaborazione di mappe devono rivedere gli elaborati giornalmente.

Il caso delle operazioni militari nel nord di Aleppo è eloquente per comprendere l’avanzata separata ma apparentemente coordinata, di due diverse forze terrestri contro gli insorti e ribelli filo turchi, nonché elementi del Fronte al Nusra (affiliato ad Al Qaeda). Ad avanzare sono sia l’Esercito siriano (SAA) con i suoi alleati sciiti (hezbollah libanesi, paramilitari iraniani ed iracheni) che le Forze democratiche siriane, sigla che comprende i militanti curdi e i loro alleati arabi (SDF).

Entrambi gli schieramenti traggono vantaggio dai pesanti raid aerei operati dagli aerei russi che decollano dalla loro base sulla costa mediterranea nei pressi di Latakia; i secondi possono anche godere dell’appoggio logistico fornito dagli Stati Uniti. Il tentativo turco di rallentare l’avanzata dei curdi (che considerano alla stregua di terroristi) con tiri di artiglieria non sembra sortire l’effetto desiderato, e le forze curde sono ormai a diretto contatto con i miliziani dell’ISISloro avversari.

Ad est di Aleppo, invece, è attivo da settimane un fronte diretto tra l’esercito siriano e l’ISIS, con i primi che tentano l’accerchiamento dei militanti islamisti. Mentre scriviamo solo tre o quattro chilometri permettono ai combattenti di poter entrare ed uscire da una sacca che potrebbe pericolosamente intrappolarli. La centrale elettrica di Aleppo è caduta nelle mani delle forze d’elite siriane che sono ora impegnate nella bonifica dell’area. Poco ad est è situata l’importante base aerea di Kuweiris, il cui assedio da parte dell’ISIS durato oltre due anni è stato rotto solo nello scorso novembre. Questo strategico aeroporto potrebbe essere utilizzato per nuove operazioni contro l’ISIS e da giorni circola la notizia della presenza di consiglieri militari russi con pesanti armamenti.

Assad sembra dunque uscire rafforzato dalle operazioni militari, e l’eventuale applicazione del cessate-il-fuoco stabilito a Ginevra, potrebbe portare a dirottare le forze tenute impegnate in decine di fronti interni nel paese, verso il principale attore escluso dal negoziato che imperversa in Siria: il temuto Stato Islamico di Al-Baghdadi basato a Raqqa.

La coalizione internazionale a guida americana è stata la prima adm immaginare la caduta di Raqqa sotto la spinta delle forze curde collocate a nord dalla città, ma i curdi non sembrano interessati a perdere uomini e mezzi per una città sunnita e piuttosto puntano a muoversi contro i miliziani di Al Baghdati lungo il confine turco per congiungersi ad ovest
con i curdi del cantone di Afrin, quelli che stanno combattendo ad Aleppo. Ma l’ipotesi di uno “stato” curdo lungo il confine, è fermamente respinta dalla Turchia, al punto da ipotizzare un ingresso diretto in battaglia, sotto la supervisione americana.

Gli scenari possibili della “Corsa per Raqqa” da parte Araba e Turca sembrerebbero due. Le forze di terra turche e quelle arabe (Arabia Saudita, e forse Qatar ed Emirati Arabi) potrebbero entrare in Siria dalla Turchia, lungo il confine con le terre tenute dallo Stato islamico dalle parti di Jarablus. Raqqa è però lontana e attraversare velocemente un ampio territorio senza una qualche forma di accordo con i militanti, come riporta tra le ipotesi il giornalista E. Magnier, è davvero difficile.

Un secondo scenario prevede l’attraversamento del confine giordano ad est della Siria fino a Raqqa. Si tratta di una strada ancora più lunga ma permetterebbe all’Arabia Saudita di contare su tutto il sostegno logistico e corazzato per spingere fino in fondo sulla capitale dell’ISIS. In entrambi i casi, queste truppe, arabe o turco-arabe, non sarebbero contatto diretto con forze russe e di Damasco. Risulta però difficile immaginare truppe arabe avanzare lungo l’Eufrate senza imbattersi nelle forze aviotrasportate della Guardia Repubblicana Siriana che stanno respingendo da mesi i continui assalti dell’ISISnell’enclave di Deir Ezzor, sulla strada per Raqqa.

In ogni caso, gli stessi paesi arabi ammettono che nessuna operazionepotrebbe aver luogo senza il diretto appoggio degli Stati Uniti, che hanno più volte dichiarato di non voler prender parte ad una guerra sul terreno. La Siria, poi ha, naturalmente espresso la sua contrarietà a qualsiasi intervento straniero e non sembra possibile che gli aerei da combattimento siriani non prendano di mira soldati invasori. Lo scudo aereo russo basato sul sistema S-400 e sulla flotta aerea impedisce, poi, a qualunque aereo di entrare nello spazio aereo siriano senza preventiva comunicazione se non di autorizzazione.

Se il posizionamento delle truppe in Giordania richiederebbe 3-4 mesi per essere completato, un’altra forza armata appare avvantaggiata nella corsa verso Raqqa. L’esercito arabo-siriano ha infatti iniziato operazioni militari lungo una strada secondaria ma più immediata per Raqqa rispetto all’autostrada internazionale Aleppo-Bagdad.

Da Ithriya, cittadina nel governatorato di Homs, l’esercito ha iniziato a muoversi verso la base militare di Tabaqa. Questa strategica base, attualmente distante circa 35 km dalle unità più avanzate dell’esercito, è situata a poca distanza da Raqqa e permetterebbe ai siriani e loro alleati di organizzare la riconquista della capitale dell’ISIS.

I prossimi mesi saranno cruciali per definire le sorti di Raqqa e della guerra di Siria.

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