Disordini in Medio Oriente: le dimensioni regionali oltre la religione


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(Hakim Khatib) – Data l’attuale situazione del Medio Oriente, si può ragionevolmente sostenere la tesi secondo cui i disordini in corso in Medio Oriente sono dovute anche alle politiche machiavelliche anglo-americane nella regione e al fallimento straziante dei governi e delle leadership musulmani in Medio Oriente nel rispondere razionalmente a queste sfide. Ma ci sono altri aspetti oltre la religione?

Nazionalismo e rivolte

La regione dell’Asia occidentale (nota come Medio Oriente) e il Nord Africa sono state teatro di tensioni e conflitti a partire dalla fine del diciannovesimo secolo. Le tensioni sono state accentuate dalla divisione del Nord Africa tra le potenze europee durante il periodo di espansione coloniale e dall’accordo Sykes-Picot tra inglesi e francesi nel 1916 durante la prima guerra mondiale. Senza mostrare nessun riguardo per la distribuzione demografica di etnie, religioni, lingue e altre dimensioni culturali, i confini di stati-nazione furono disegnati e l’imperialismo coloniale rimase in vigore fino alla metà del XX secolo. Mentre il ruolo dell’Occidente nella regione è stato altalenante tra il sostegno e la sovversione delle dittature, l’ingerenza nella regione è rimasta una costante.

Intrappolato in questi difficili processi di indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli emergenti Stati-nazione non erano in grado né erano disposti a stabilire dei sistemi politici, economici e sociali funzionanti. I processi di democratizzazione, procedurali e culturali, sono stati rimandati. Ci sono stati in realtà molte altre questioni urgenti di cui occuparsi diverse dalla democratizzazione. Lo scrittore egiziano e vincitore del premio Nobel per la letteratura, Naguib Mahfouz, rileva correttamente che in Egitto “la maggior parte delle persone sono interessate a ottenere pane da mangiare. Solo alcuni fra gli istruiti capiscono come funziona la democrazia.

Il nazionalismo ha creato per la prima volta dei soggetti individuali, che vivevano entro i confini degli Stati-nazione, come, per esempio, siriani, iracheni, ed egiziano ecc.  Due paradossi sono emersi per quanto riguarda i sentimenti nazionalisti della regione: il primo è che il concetto di nazionalismo era intercambiabilmente usato per riferirsi al panarabismo, che escludeva segmenti significativi di queste società, come per esempio, i berberi in paesi del Nord Africa e i curdi in Siria e in Iraq.

I confini disegnati ex-novo non solo hanno creato frontiere tra le maggioranze, ma anche fra le minoranze religiose. I drusi divisi tra la Siria, la Giordania, il Libano e Israele (ex Palestina), i curdi tra Siria, Iraq, la Turchia e l’Iran e gli armeni tra diversi stati per citare solo alcuni esempi.

Anche i nomi ufficiali dei nuovi Stati-nazione autoritari sono controversi: Repubblica Araba d’Egitto, Siria, il Regno Arabo dell’Arabia Saudita, e la Repubblica Araba della Libia ecc. Gli stati-nazione hanno fallito nel riconoscere la diversità all’interno dei propri confini, proprio come le potenze coloniali fecero prima di loro.
Il secondo paradosso è che gli stati-nazione hanno incentivato molto poco la sfera culturale e molto le forme dottrinali di pensiero nella regione . Mentre gli stati-nazione mancavano, e purtroppo ancora mancano di una visione partecipativa e assistenziale della popolazione la rapida inflazione demografica ha paralizzato la sua già agonizzante economia e le sue istituzioni politiche. Nel 2014 nella regione risiedeva circa il 2% della popolazione mondiale.

Concentrandosi su concezioni nazionaliste, e incapace di rispondere alle contraddizioni della vita reale si è aperta la strada al dilagare delle ideologie islamiste. In altre parole, la risposta carente e inadeguata alle necessità degli uomini ha favorito i rigidi schemi di pensiero ideologici, in cui l’islamismo in contrapposizione al nazionalismo competono per raggiungere il potere. La critica nazionalista delle ideologie islamiste era, potremmo azzardarci a dire, lei stessa ideologica e viceversa. Ironicamente, le distinzioni tra nazionalismo e islamismo sono recentemente sfumate, così si potrebbero rilevare islamici nazionalisti e nazionalisti islamici. 

Crisi d’identità

La regione del Mashreq, una parola araba che significa luogo in cui sorge il sole, è considerata la culla di antiche civiltà e il luogo di nascita delle tre religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Eppure, i suoi recenti contributi allo sviluppo umano possono essere, con fiducia, considerati minimi in confronto a quelli occidentali fin dal secolo dei Lumi. Questa è la dimensione temporale della crisi.

La regione dell’Asia occidentale e il Nord Africa hanno vissuto il periodo della Guerra Fredda al meglio. Mentre alcuni regimi si allearono, anche se sporadicamente, con gli Stati Uniti, altri tesero ad allearsi con l’Unione Sovietica. Il periodo post coloniale è stato caratterizzato dalla questione dell’estrazione petrolifera. Garantire il flusso di petrolio e gas senza interruzioni e a prezzi accettabili per gli Stati Uniti e i suoi alleati è ancora il principale pilastro della politica interventista straniera nella regione.

Il Mashreq, in altre parole, soffre di diversi conflitti politici ed è significativamente dominato da potenze straniere. Non solo è una regione frazionata dal punto di vista linguistico, etnico e religioso, ma anche dal punto di vista ideologico: nazionalismo, baathismo, socialismo, comunismo, liberalismo e islamismo. Si verifica una crisi al momento di definire più livelli di identità che dovrebbero concorrere tra la comprensione del sé e della realtà attuale. Per esempio il sentimento di orgoglio nazionale per l’essere un egiziano o un siriano si scontra con la dura realtà per cui i passaporti egiziani o siriani hanno un rango inferiore rispetto alla quasi totalità dei documenti di viaggio del resto del mondo. Gli individui nella regione dell’Asia occidentale e del Nord Africa devono ancora affrontare diverse problematiche, in particolare devono rispondere a due domande cruciali: chi sono come collettivo e come individui e dove sono nel mondo oggi?Una seria riflessione su questi argomenti può portare a due importanti risultati: La diminuzione di forme ideologiche rigide di pensiero e l’aumento della coscienza di sé.  

Ideologie dal gusto islamico

Durante gli anni ’70, i movimenti islamisti, movimenti con un’ideologia rigida con un sapore islamico, sono aumentati in seguito alle ripetute sconfitte militari dei regimi nazionalisti da parte di Israele. Questi movimenti sono emersi per sfidare il modello secolare occidentale di governo e di modernizzazione, da un lato, e per tornare ai riferimenti islamici – “governare secondo quello che Allah ha rivelato nel Corano” – dall’altro. Oltre ad essere un’altra dimensione psicologica della crisi di identità, questo è di per sé un processo di modernizzazione. Il successo della rivoluzione islamica in Iran nel 1979, sotto la guida di Khomeini ha rappresentato un sostegno politico e ideologico per gli altri movimenti islamici della regione, come i Fratelli musulmani in Siria, Egitto, Giordania e altri paesi, e in seguito ai gruppi più radicali come Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano.

Dopo il crollo e la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, gli Stati Uniti hanno aumentato le proprie capacità militari nella penisola arabica nel corso del 1990-91 durante la Guerra del Golfo. Questo ha portato ad un aumento di sentimenti anti-americanisti nella regione, una condizione perfetta per gli islamisti radicali, tra cui gli affiliati di Al-Qaeda, per guadagnare terreno tra le popolazioni stanche.Riassumendo, ci sono diverse ragioni dietro ai persistenti tumulti nella regione dell’Asia occidentale e del Nord Africa. Alcune sono dovute all’interventismo estero, altri giacciono nel cuore della regione. Le nuove narrazioni e la creazione di una memoria collettiva dovrebbero essere pienamente e diffusamente resi operativi al fine di raggiungere un livello stabile di pacificazione tra tutti gli attori in conflitto.

 

Traduzione per Spondasud di Elisa Pecoraro 

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