Tre alti ufficiali turchi, coinvolti nel controllo dei camion che trasportavano armi presumibilmente destinati ai gruppi terroristici siriani, sono stati arrestati con l’accusa di tradimento e spionaggio. I nomi dei militari arrestati sono Ibrahim Aydin, Hamza Celepoglu e Burhanettin Cihangiroglu. Un tribunale di Istanbul ha emanato il decreto di arresto poco dopo la mezzanotte, dopo poche ore i militari sono stati condotti in caserma e poi condotti in una prigione della capitale.
Il fatto risale al gennaio del 2015, quando la Gendarmeria (il corpo al quale appartengono i tre militari arrestati) intercettarono dei camion appartenenti al MIT, il servizio di intelligence nazionale della Turchia. Il controllo portò alla scoperta di grandi quantità di munizioni. In un contenitore di metallo, con la scritta “FRAGILE”, gli ispettori, sotto una serie di scatole di medicinali, trovarono le munizioni che sarebbero dovuto finire nelle mani dei terrorristi in Siria. Qualche tempo dopo, nel maggio del 2015, il sito web del quotidiano Cumhuriyet pubblicò i filmati dei camion del MIT ispezionati dagli agenti di sicurezza. Secondo il quotidiano, i mezzi trasportavano oltre 80.000 cartucce di diversi calibri, circa 1.000 mortai e centinaia di munizioni per lanciagranate.
Gli arresti degli ufficiali della Gendarmeria segue di poco la richiesta di arresto, da parte di un Tribunale di Instabul, di due giornalisti di Cumhuriyet che avevano diffuso la notizia del traffico di armi, per mano dei servizi di sicurezza di Ankara, tra la Turchia e la Siria: il capo redattore Can Dundar e il corrispondente da Ankara Erdem Gul sono stati formalmente accusati di spionaggio e tradimento. Rischiano entrambi fino a 45 anni di carcere.
Uno dei due giornalisti di Cumhuriyet si è detto sicuro che le armi fossero dirette a “finire nelle mani dell’ISIS”. Le autorità turche, dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie, hanno affermato che il carico era invece destinato ai turkmeni che vivono in Siria. Una versione che non ha mai convinto nessuno.
Secondo il governo di Damasco, Ankara ha aumentato l’invio di armi, munizioni e attrezzature militari ai gruppi terroristici che operano in Siria in cambio di petrolio e reperti archeologici saccheggiati dai terroristi dello Stato Islamico. “La Turchia aiuta i terroristi per motivi ideologici, pensando che questi gruppi terroristici siano i successori dell’impero ottomano”, ha detto il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem: “La Turchia offre terroristi armi, supporto logistico, assistenza medica e addirittura protezione”.