Nato il 9 marzo 1954 a Rathcole, un quartiere misto a maggioranza lealista nella parte nord di Belfast, Robert Sands condusse una vita “normale” fino all’età di 10 anni, quando insieme alla sua famiglia fu costretto a lasciare la propria casa di Abbots Cross a causa delle continue intimidazioni. Nel 1968 iniziarono per Bobby anche le persecuzioni sul posto di lavoro, finchè nel ‘72, a causa delle minacce di morte ricevute dalla famiglia, fu nuovamente indotto a lasciare la sua abitazione di Doonbeg Drive. Erano quelli gli anni peggiori per i cattolici dell’Ulster, lo stato artificiale creato da Sua Maestà britannica nel 1920 per mantenere il controllo della parte più indusrializzata dell’isola, dopo che la guerriglia dell’IRA (Irish Republican Army, esercito di liberazione nazionale nato nel 1918, che costrinse l’Impero britannico al ritiro da quella che divenne la Repubblica d’Irlanda) l’aveva costretta alle trattative. Delle 9 originarie contee dell’Ulster, 6 furono ritagliate dagli inglesi al fine di garantirsi una maggioranza protestante: Antrim, Down, Derry, Armagh, Tyrone e Fermanagh. Fallita la “campagna dei confini” (1956-1962), attacchi improvvisi che i militanti dell’IRA conducevano contro le truppe di frontiera inglesi, la strada di una possibile liberazione armata fu abbandonata e la palla passò al Movimento per i Diritti Civili (l’Ira vendette praticamente tutto il suo arsenale bellico all’Esercito di Liberazione del Galles). La Civil Rights Association era un movimento popolare e apartitico che non si batteva per lo smantellamento dello Stato delle 6 Contee, ma solo perchè al suo interno venissero introdotti i diritti civili elementari: il diritto di voto per ogni cittadino, il diritto a una casa e a un lavoro, l’abrogazione della legislazione d’emergenza in vigore dal 1921 e la messa al bando dei famigerati B-Specials (un corpo ausiliario della RUC formato nel 1920 reclutando tra lo Uvf – Ulster Volunteer Force, protestante, nato nel 1912 – che si rese responsabile di numerosi omicidi settari, contribuendo secondo i disegni inglesi a trasformare una guerra di liberazione in una guerra civile). Per capire meglio la situazione leggiamo i punti dello Special Powers Act emanato nel 1922 dal governo nord-irlandese: a) Arrestare senza mandato; b) Imprigionare senza accuse specifiche o un regolare processo, negando al fermato la possibilità di ricorrere ad un tribunale o all’Habeas Corpus; c) Entrare e perquisire edifici ed abitazioni senza mandato e con la forza in qualsiasi momento del giorno e della notte; d) Dichiarare il coprifuoco e impedire incontri, assemblee, fiere, mercati e processioni; e) Autorizzare la fustigazione come forma di punizione; f) Negare la possibilità di essere giudicati da una giuria; g) Arrestare persone che potrebbe essere utile esaminare come possibili testimoni; h) Compiere qualsiasi atto che costituisca un’interferenza nei diritti di una proprietà privata; i) Impedire gli incontri tra una persona imprigionata senza processo e i suoi parenti o consiglieri legali; l) Proibire l’apertura di un’inchiesta in seguito alla morte di un prigioniero; m) Arrestare chiunque che con la parola diffonda notizie false e faccia dichiarazioni false; m) Proibire la diffusione di qualsiasi giornale; n) Vietare il possesso di qualsiasi film o disco; o) Vietare l’erezione di qualsiasi monumento o targa ricordo; p) Esaminare liberamente i conti correnti di qualsiasi banca; q) Arrestare una persona che compie qualsiasi atto “mirante a danneggiare la conservazione della pace e dell’ordine in Irlanda del Nord”. Una lunga serie di marce e pacifiche manifestazioni, supportate anche da una parte dei protestanti, stava cercando di scuotere dall’interno il Regime unionista, fondato sulla discriminazione sistematica dei cattolici sia nei luoghi di lavoro sia nell’assegnazione degli alloggi. Proprio queste limitazioni impedivano a gran parte della popolazione nord-irlandese l’esercizio del diritto di voto. Tramite il sistema del Gerrymandering, infatti, la liberaldemocratica Inghilterra si assicurava una maggioranza protestante-lealista anche nelle aree cattoliche. Clamorosa era la situazione della città di Derry (ribattezzata speciosamente dagli inglesi Londonderry); sebbene i cattolici fossero il doppio dei protestanti, essa venne suddivisa in 3 collegi con tutti i rappresentanti nazionalisti (i cattolici repubblicani) raggruppati all’interno di un’unica circoscrizione, mentre gli unionisti controllando le altre 2 erano in grado di dominare il City Council. Tutto ciò non bastava però all’estremismo protestante, le cui punte avanzate erano rappresentate da 2 forze: la Massoneria (in particolare l’Ordine di Orange)e la RUC (la polizia coloniale britannica composta al 90% da protestanti). A partire dalla seconda metà degli anni ‘60 bande armate di lealisti e di B-Specials, infastiditi dalla messa in discussione del regime unionista portata avanti dal Movimento p er i Diritti Civili, cominciarono ad attaccare militarmente i quartieri cattolici in tutto il Nord-Irlanda. Migliaia di case bruciate, 25.000 famiglie e 75.000 irlandesi si ritrovarono profughi sulla loro stessa terra, in quello che fu il più grande esodo di popolazione in Europa, dopo la cacciata dei tedeschi dalla Germania orientale alla fine della II Guerra Mondiale. Il massacro di Derry del 1972 (14 civili cattolici furono uccisi dai paracadutisti inglesi che spararono sulla folla dei manifestanti pacifisti; recente è il film: “Bloody Sunday“) rappresentò il culmine: l’IRA tornò ad organizzarsi e i volontari vi affluirono a fiumi, tra essi Bobby Sands. Il quartiere di Twinbrook, nella periferia ovest di Belfast dove era stato costretto a rifugiarsi, si presentava appunto come un’enclave di profughi e dava ospitalità alle tante famiglie cattoliche cacciate dalle zone nelle quali vivevano in precedenza. Nell’IRA Bobby andò a ingrossare le fila dell’ala Provisional, la componente nazionalista maggioritaria dell’Esercito Repubblicano Irlandese che in quegli anni aveva espulso e poi combattuto l’ala minoritaria marxista degli Officials, contrari alla lotta armata. Nell’autuno del 1972 Bobby fu arrestato la prima volta e venne condannato a tre anni e mezzo di reclusione per possesso di armi: su un auto avevano infatti 1 pistola in 4… La convivenza in carcere con esponenti di spicco del Movimento Repubblicano quali Gerry Adams (attuale presidente di Sinn Féin, il partito tradizionalmente vicino alle posizioni dell’Ira, nazionalista e socialista) e Brendan Mc Farlane (il leader della protesta in carcere dopo la morte di Sands) radicalizzò ulteriormente le convinzioni di Bobby, fino a renderlo un vero e proprio soldato politico, sia dal punto di vista strategico sia da quello culturale. La letteratura riguardante i disumani trattamenti subiti dai repubblicani nelle carceri britanniche è enorme e di essa fanno parte anche i cospicui rapporti ufficiali stilati dalla European Cort of Human Rights e da Amnesty International. Uscito dal carcere nel quale aveva peraltro sposato la sua fidanzata Geraldine (in aspettava di un bambino), Bobby così dichiarò: “Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l’Irlanda non diventerà una sovrana, indipendente, repubblica socialista”. Dopo soli 6 mesi d’intensa attività, durante la quale era divenuto il leader repubblicano del quartiere di Twinbrook, Bobby venne nuovamente arrestato in seguito a un violento scontro a fuoco con la RUC nel quale rimasero ferite 2 persone. Trovato insieme a 3 suoi camerati in possesso di 1 pistola, fu condotto al Centro d’interrogatorio di Castlereagh e torturato. Dopo 11 mesi di carcere la Corte lo condannò a 14 anni di reclusione, nonostante il giudice avesse ammesso non ci fossero legami accertati tra i 4 ragazzi arrestati e la sparatoria. Subito dopo la sentenza ci fu una rissa e Bobby, persi anche i 6 mesi di remissione della pena, fu condotto nelle celle d’isolamento della prigione di Crumlin Road e poi trasferito nei tristementi famosi H-Blocks del carcere di Long Kesh (8 blocchi di cemento armato all’interno dei quali erano rinchiusi i prigionieri repubblicani; isolati gli uni dagli altri, i blocchi finivano per formare una lettera H). Qui già da alcuni mesi centinaia di prigionieri repubblicani stavano conducendo la “blanket protest“: per protestare contro la mancata concessione dello status di prigionieri politici i reclusi rifiutavano d’indossare le divise carcerarie e di adeguarsi alle regole dell’istituto di pena. Dal marzo ‘78 essi passarono alla “dirty protest“, rifiutando di lavarsi, radersi e tagliarsi i capelli, svuotare i buglioli contenenti i propri rifiuti organici. Le loro celle divennero così delle squallide latrine. Anche in carcere la personalità di Bobby non tardò ad affermarsi; di nascosto egli scrisse con un refill di penna biro sulla carta igienica una serie di resoconti, che poi furono raggruppati nel suo mitico diario intitolato: “Un giorno della mia vita“. L’insegnamento del gaelico, che aveva non solo lo scopo di riaffermare prepotentemente l’identità irlandese ma anche quello di non farsi capire dai secondini, divenne una delle sue principali attività. Finchè nel 1980, per scuotere l’opinione pubblica relativamente alle 5 richieste fondamentali dei prigionieri (diritto ad indossare i propri vestiti e non l’uniforme carceraria; diritto a non essere costretti al lavoro carcerario; diritto alla libera associazione con gli altri prigionieri durante l’ora d’aria; diritto ad una visita e a una lettera o a un pacco la settimana; diritto alla riduzione della pena, come previsto per i detenuti comuni), Bobby decise insieme ad altri 7 camerati di avviare la più estrema delle proteste: lo sciopero della fame . Dopo 53 giorni di digiuno, convinti di aver trovato un accordo, i combattenti irlandesi decisero di sospendere la protesta; ma dopo l’ennesima rottura delle trattative con il governo inglese ripresero la lotta l’1 marzo ‘81. Mentre era già al 40° giorno di sciopero della fame, Bobby riuscì a farsi eleggere deputato di Westminster nelle elezioni suppletive del 9 aprile, indette per assegnare il seggio vacante della circoscrizione Fermanagh/South Tyrone: 30.492 voti contro i 29.046 dell’avversario, malgrado la propaganda unionista sostenesse che votarlo avrebbe significato appoggiare il terrorismo e la violenza. Purtroppo la gioia per questo evento memorabile durò poco: alle 01.17 del 5 maggio 1981 l’On. Bobby Sands morì. Si era scontrato con la “fermezza” aguzzina del premier britannico Margareth Thatcher, che definì Bobby e i 9 martiri che seguirono la sua sorte “criminali”. Lo sciopero della fame si concluse ufficialmente il 3 ottobre ‘81: 2 giorni dopo Londra soddisfò tutte e 5 le richieste dei prigionieri repubblicani… Queste le ultime parole che Bobby potè scrivere: “…Non mi stroncheranno perchè il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutto i l popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna“. L’esempio di Bobby ha ispirato e ispira tutt’oggi i militanti irlandesi ed europei che lottano per la propria indipendenza, coloro che alle lusinghe del materialismo liberalcapitalista preferiscono la dura strada dello “spirito”, la millenaria battaglia del “sangue contro l’oro”. Nel frattempo Robert Sands siede nel Paradiso degli Eroi.