Il presidente siriano Bashar al Assad offre ai ribelli “un’amnistia” e “un ritorno alla loro vita civile normale” a patto che “depongano le armi”. A proposito del cessate il fuoco in vigore da sabato scorso, nel corso di un’intervista alla tv tedesca ARD, Assad ha detto: “Faremo la nostra parte perché il tutto funzioni”.
Il presidente offre ai ribelli un’amnistia senza limiti: “Depongano semplicemente le armi. Il fatto che vogliano partecipare a un processo politico, oppure che al contrario non siano affatto interessati a questo, o che non seguano un’agenda politica, per me non conta”. “Per me l’importante dal punto di vista giuridico e costituzionale, nell’interesse del popolo siriano – ha continuato – è che non si ha il diritto di andare in giro con armi e blindati e indirizzarli contro i cittadini e i loro beni”. Proprio ieri, nella cittadina di Ibta, circa 250 militanti del libero esercito hanno scelto di arrendersi alle autorità e deporre le armi.
LA TURCHIA NON RISPETTA LA TREGUA – Nuovi bombardamenti dell’artiglieria turca sulle milizie curde dell’Ypg in Siria sono segnalati dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo l’organizzazione sono state colpite postazioni nella provincia di Raqqa, in particolare nella cittadina di Tal Abyad, sul confine con la Turchia, e quella di Monbahteh. Le milizie curde, sostenute dai bombardamenti aerei della Coalizione internazionale a guida Usa, combattono l’Isis nel nord e nel nord-est della Siria, ma sono considerate “terroriste” da Ankara. A partire da sabato, primo giorno della cessazione delle ostilità sponsorizzata da Usa e Russia, altri bombardamenti turchi sulle forze curde erano state denunciate dall’Ondus. Sul caso è intervenuta la Russia. Il processo di pace siriano verrà compromesso “senza la partecipazione dei curdi” e Mosca spera che i partner possano cambiare la loro posizione sulla questione, ha detto il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov.
CURDI ACCUSANO MILIZIE JIHADISTE – Le milizie curdo-siriane, da parte loro, accusano loro rivali arabi nel nord della Siria di aver violato la tregua in corso da venerdì notte. Le fonti riferiscono di attacchi da parte di gruppi armati di jihadisti e qaidisti contro obiettivi nel distretto di Afrin, a nord di Aleppo, e a Shaykh Maqsuq, quartiere della stessa metropoli siriana contesa. Nell’area, raid russi e governativi continuano a colpire posizioni di insorti non inclusi nella tregua.
CENTO GRUPPI RIBELLI ACCETTANO LA TREGUA – Nei giorni scorsi un centinaio di gruppi dell’opposizione armata siriana ha accettato la tregua di due settimane proposta da Stati Uniti e Russia. Il Consiglio che riunisce le milizie ribelli ha però chiesto a Damasco e ai suoi alleati (Mosca su tutti) di non lanciare attacchi con il pretesto di colpire obiettivi Isis, altra forza in campo nel difficile e insanguinato scacchiere siriano. Si lavora per portare tutte le fazioni siriane attorno a un tavolo per avviare nuove trattative di pacificazione. Secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov i negoziati potrebbero essere avviati già il prossimo 7 marzo a Ginevra.
QUASI MEZZO MILIONE DI PERSONE INTRAPPOLATE NELLE CITTA’ ASSEDIATE – L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha reso noto che sarebbero ancora più di 450.000 le persone intrappolate nelle città assediate in tutta la Siria, dove le agenzie umanitarie non possono fornire loro un aiuto. Alcuni di loro – ha aggiunto – si trovano in questa condizione ormai da anni.