Il primo gruppo di aerei russi ha lasciato la base russa di Hmeimim in Siria. Lo rende noto il ministero della Difesa. Tra i velivoli figurano i Tupolev Tu-154 e i bombardieri Su-34, riporta Ria Novosti. Gli aerei, sottolinea il ministero, effettueranno degli stop lungo la rotta da 5000 chilometri che li riporterà a casa sia per rifornirsi di carburante sia per controlli tecnici. Con una mossa a sorpresa Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della “maggior parte” delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l’intento di facilitare i negoziati ripresi a Ginevra tra governo e opposizioni.
Una cosa è certa: la Russia continua a sostenere il presidente Bashar al-Assad con la sua aviazione. Non soltanto bombardando i “terroristi”, ma anche contribuendo allo sforzo militare dell’esercito regolare siriano nella riconquista del terreno perduto. Il viceministro della Difesa russo,
Nikolai Pankov, citato dalla Tass, è stato categorico: “Le forze aeree russe dislocate nella base siriana hanno il compito di continuare a bombardare le infrastrutture dei terroristi. Certi risultati positivi sono stati raggiunti, è emersa una concreta opportunità di porre fine al conflitto e alla violenza, ma è troppo presto per parlare di vittoria sul terrorismo”. Mentre il capo di gabinetto del Cremlino, Sergei Ivanov, conferma il mantenimento del sistema anti-missile S-400, in grado di intercettare ed abbattere qualsiasi velivolo nel raggio di 400 km nella sua versione più aggiornata, a “efficace protezione delle nostre truppe che restano in Siria”.
Da Palmira, la città patrimonio dell’Unesco tristemente famosa per gli sfregi subiti da quando lo Stato Islamico ne ha preso drammaticamente il controllo all’inizio del 2015, arriva la notizia che l’esercito siriano, supportato dall’aviazione russa, sta sottoponendo le postazioni del califfato a continui colpi d’artiglieria, mentre blindati e unità speciali conducono chirurgiche operazioni per neutralizzare le postazioni dei terroristi a ridosso della città.
Secondo al-Manar, il canale televisivo di Hezbollah, l’assalto nella città è già iniziato. Al-Manar ha riferito che i soldati di Assad si muovono con “significativi risultati” a ovest di Palmira. La riconquista della città non avrebbe solo un valore altamente simbolico, ma schiuderebbe davanti all’esercito di Assad la strada verso Raqqa, la “capitale” siriana dell’Is, interrompendo i canali di approvvigionamento dei jihadisti e allentando allo stesso tempo il loro assedio a Deir-ez-Zor.