Il ministro della Cultura siriano, Issam Khalil, insieme ad una delegazione dell’Unesco, ha dato il via alla stima dei danni inferti dallo Stato islamico all’antica città di Palmira durante i mesi di occupazione. Lo riferisce l’agenzia d’informazione di Damasco “Sana”, secondo cui i lavori per il restauro dei monumenti verranno avviati attraverso una cooperazione fra governo e Unesco.
La città, che si trova a circa 250 chilometri a nordest di Damasco, nel cuore del deserto siriano, è stata occupata dallo Stato islamico dal maggio 2015 allo scorso marzo 2016, quando è stata liberata dall’esercito siriano grazie all’appoggio di aviazione e forze speciali russe. La scorsa settimana Mosca ha annunciato il completamento del lavoro di bonifica del sito archeologico. In totale sono stati disinnescati 2.991 ordigni, di cui 432 erano bombe artigianali.
Lo scorso 25 aprile il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha annunciato che il museo Hermitage di San Pietroburgo e l’Istituto di ricerca Likhachev per i beni culturali e naturali sono disposti a prendere parte al restauro di Palmira. Intervenendo ad una riunione della delegazione russa all’Unesco, Lavrov ha precisato che “la decisione prevede una vasta gamma di misure per preservare i monumenti storici”.
“Siamo soddisfatti – ha aggiunto – che decine di paesi, tra cui la Francia e il Regno Unito, abbiano aderito come coautori alla nostra iniziativa”. Il ministro ha ricordato come la proposta russa di intervento per il salvataggio del patrimonio artistico di Palmira prevede di inviare una missione di esperti internazionali in Siria e vedrà la partecipazione di delegati dei rappresentanti permanenti all’Unesco. L’obiettivo sarà quello di valutare l’entità dei lavori di restauro e sviluppare un piano di assistenza concreto.