(Raimondo Schiavone) – La Romania sta attraversando una crisi politica senza precedenti a seguito dell’annullamento delle elezioni presidenziali da parte della Corte Costituzionale. Il primo turno, svoltosi il 24 novembre 2024, aveva visto l’inaspettata vittoria del candidato di estrema destra e filorusso Călin Georgescu. Tuttavia, documenti declassificati hanno rivelato presunte interferenze russe nel processo elettorale, tra cui campagne coordinate su piattaforme come TikTok e Telegram a favore di Georgescu.
La decisione di annullare le elezioni ha suscitato un’ondata di proteste popolari. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest, organizzate principalmente dal partito di estrema destra Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), chiedendo la ripresa del processo elettorale e le dimissioni del presidente uscente Klaus Iohannis. I manifestanti hanno denunciato l’annullamento come un attacco alla democrazia e una violazione dei loro diritti civili.
Questa situazione mette in luce una palese ipocrisia nelle dinamiche politiche europee. Mentre l’Unione Europea si erge a paladina della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli, l’annullamento di elezioni legittime in uno Stato membro solleva interrogativi sulla coerenza di tali principi. L’intervento della Corte Costituzionale, sebbene giustificato dalla necessità di garantire la correttezza del processo elettorale, appare a molti come una mossa politica influenzata da pressioni esterne, soprattutto considerando l’orientamento filorusso del candidato vincente.
Le autorità rumene hanno fissato nuove date per le elezioni presidenziali: il primo turno si terrà il 4 maggio 2025, seguito da un eventuale ballottaggio il 18 maggio. Resta incerto se Georgescu potrà candidarsi nuovamente, dato che sono in corso indagini sulle presunte interferenze straniere e sul finanziamento della sua campagna elettorale.
In un contesto geopolitico delicato, con la Romania che condivide il confine più lungo dell’UE con l’Ucraina, queste tensioni interne rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione. È fondamentale che le istituzioni europee e internazionali monitorino attentamente la situazione, garantendo che i principi democratici siano rispettati e che la volontà del popolo rumeno venga espressa liberamente e senza interferenze.