Problemi con l’inglese? Il caso Almasri e il mistero delle 40 pagine da tradurre


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La burocrazia italiana non smette mai di sorprenderci, ma questa volta il livello di comicità ha raggiunto vette straordinarie. Il caso Almasri, l’ormai celebre generale libico arrestato e poi rilasciato per un errore procedurale, si arricchisce di un nuovo capitolo tragicomico. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ritardo nell’intervento del ministero della Giustizia è dovuto a un ostacolo insormontabile: 40 pagine in inglese da tradurre. Avete capito bene, 40 pagine. Un’impresa evidentemente paragonabile alla decifrazione della Stele di Rosetta, che ha mandato in tilt l’intera macchina ministeriale.

Ora, di fronte a un’emergenza internazionale, uno potrebbe pensare che il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il suo staff abbiano accesso a traduttori professionisti, strumenti avanzati o, al limite, un buon dizionario. Ma no, a quanto pare tradurre un documento in inglese è diventato il principale colpevole del ritardo che ha portato alla scarcerazione di Almasri.

Ma perché nessuno ha insegnato a Nordio e Tajani a usare ChatGPT?

Immaginate la scena: un ministero intero paralizzato davanti a 40 pagine in inglese. Funzionari in preda al panico che cercano freneticamente un traduttore giurato, mentre il tempo scorre e Almasri esce dalla porta del carcere salutando con la manina. Nel frattempo, in un angolo, uno stagista ventenne si morde la lingua per non dire: “Ma ministro, possiamo incollarlo su Google Translate?”

La tecnologia avanza, l’intelligenza artificiale ci assiste in tutto – dalle diagnosi mediche ai calcoli ingegneristici – ma nella nostra burocrazia il problema rimane la lingua di Shakespeare. Forse sarebbe il caso di organizzare un corso accelerato di inglese per ministri e sottosegretari, magari con un modulo speciale su “Come usare un traduttore online senza rischiare crisi diplomatiche”.

Mentre in altre parti del mondo si governano intere nazioni con un tweet, in Italia ci perdiamo dietro alla traduzione di un documento. Il problema non è l’inglese, ma un apparato che si inceppa di fronte a qualsiasi novità, perfino un banale PDF da tradurre.

Chissà se, alla prossima emergenza, qualcuno avrà l’illuminazione di copiare e incollare il testo in un traduttore automatico, risparmiando a noi tutti un altro spettacolo di inefficienza. Nel frattempo, per chiunque al governo fosse interessato, esiste un’app chiamata “Google Traduttore”. È gratis, facile da usare e, soprattutto, funziona.

(Raimondo Schiavone) 


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