Potenza fragile: l’Egitto e il difficile equilibrio tra politica, economia e diplomazia


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Negli ultimi anni, l’Egitto ha attraversato una fase di profonde trasformazioni, caratterizzate da una complessa intersezione di dinamiche politiche, economiche e geopolitiche. La stabilità del paese, una delle maggiori potenze del mondo arabo e un attore chiave negli equilibri del Mediterraneo e del Medio Oriente, è stata messa a dura prova da sfide interne ed esterne che ne hanno influenzato il percorso di sviluppo. Sul piano politico, il consolidamento del potere da parte del presidente Abdel Fattah al-Sisi ha suscitato critiche per la restrizione dello spazio democratico e la repressione del dissenso, mentre l’economia egiziana fatica a rispondere alle esigenze di una popolazione in crescita, colpita da inflazione elevata e difficoltà strutturali.

Parallelamente, il ruolo internazionale dell’Egitto è rimasto centrale nelle principali crisi regionali, dal conflitto israelo-palestinese alla controversia sulla gestione delle risorse idriche del Nilo con l’Etiopia. La sua posizione strategica, il controllo del Canale di Suez e le relazioni con potenze globali come Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Cina ne fanno un attore imprescindibile nel panorama internazionale. Tuttavia, la capacità del governo di gestire contemporaneamente le riforme economiche, le tensioni sociali e le pressioni geopolitiche sarà determinante per il futuro del paese.

Quadro Politico Interno

Dopo il colpo di stato del 2013 che ha deposto il presidente Mohamed Morsi, Abdel Fattah al-Sisi ha consolidato il proprio potere attraverso successive elezioni caratterizzate da un controllo stringente sull’opposizione. Le elezioni presidenziali del dicembre 2023 hanno visto al-Sisi ottenere l’89,6% dei voti, con un’affluenza del 66,8%. Tuttavia, queste consultazioni sono state criticate per la mancanza di competizione reale e per le restrizioni imposte ai candidati oppositori.

La repressione del dissenso rimane una costante. Organizzazioni per i diritti umani stimano che decine di migliaia di persone siano detenute per motivi politici. Recentemente, oltre 100 individui sono stati arrestati per aver partecipato a manifestazioni in solidarietà con la Palestina. Il parlamento sta inoltre discutendo una riforma del Codice penale che potrebbe rafforzare ulteriormente il ruolo delle agenzie di sicurezza, sollevando preoccupazioni riguardo a possibili abusi istituzionalizzati.

Situazione Economica

L’economia egiziana sta attraversando una fase critica. Secondo la Banca Mondiale, il 60% della popolazione è considerata povera o vulnerabile. L’inflazione, sebbene in calo dal picco del 35,7% di febbraio 2024, rimane elevata al 27,5% a giugno dello stesso anno. La svalutazione della sterlina egiziana ha ulteriormente aggravato la situazione, rendendo più costose le importazioni essenziali come il grano, di cui l’Egitto è uno dei principali importatori mondiali.

Per affrontare queste sfide, il governo ha negoziato un programma di prestiti con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che nel marzo 2024 è stato aumentato da 3 a 8 miliardi di dollari. Tuttavia, il FMI ha posto condizioni rigorose, tra cui la riduzione dei sussidi e la riforma delle imprese statali, molte delle quali sono sotto il controllo militare. Queste misure sono impopolari e potrebbero esacerbare le tensioni sociali.

Il governo sta valutando la transizione dai sussidi per le merci essenziali a pagamenti diretti in contanti ai cittadini più poveri, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia delle misure di sostegno. Questo cambiamento potrebbe avvenire già dal luglio 2025.

Sfide Geopolitiche

La posizione strategica dell’Egitto lo pone al centro di dinamiche regionali complesse. L’Egitto svolge un ruolo cruciale nella gestione della crisi nella Striscia di Gaza, bilanciando pressioni internazionali e preoccupazioni interne. Storicamente, ha amministrato Gaza dal 1948 al 1967 e oggi controlla il valico di Rafah, unico punto di passaggio tra Gaza e il mondo esterno non gestito da Israele. Il Cairo si oppone fermamente a qualsiasi trasferimento forzato di palestinesi nel Sinai, temendo ripercussioni sulla sicurezza nazionale e un aumento dell’instabilità nella regione.

L’Egitto è impegnato in mediazioni diplomatiche tra Israele e Hamas, sfruttando i suoi legami con entrambe le parti per promuovere una tregua duratura. Tuttavia, l’afflusso di rifugiati palestinesi potrebbe aggravare la già delicata situazione economica e sociale del paese. Nonostante le sfide, il paese dei Faranoni rimane un attore chiave nel cercare soluzioni diplomatiche al conflitto israelo-palestinese, sostenendo la necessità di una risoluzione pacifica e duratura

Inoltre, la disputa con l’Etiopia riguardo alla Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD) sul Nilo Azzurro rimane una questione critica. L’Egitto teme che la diga possa ridurre la disponibilità di acqua del Nilo, fondamentale per il paese. Nonostante i tentativi di mediazione, le tensioni persistono, influenzando le relazioni bilaterali e la stabilità regionale.*

L’Egitto mantiene forti legami con l’Occidente, in particolare con Stati Uniti e Unione Europea, grazie alla cooperazione economica, alla sicurezza regionale e alla lotta al terrorismo. Il paese è un partner chiave nel Mediterraneo e nel mondo arabo, ma le relazioni sono spesso criticate per le violazioni dei diritti umani sotto il governo di al-Sisi. L’Occidente, pur esprimendo preoccupazioni, continua a sostenere l’Egitto per il suo ruolo nella stabilità del Medio Oriente, nella gestione della crisi migratoria e nella mediazione nei conflitti regionali.

Nel futuro, l’Egitto potrebbe rafforzare i suoi rapporti con l’Occidente attraverso investimenti nelle energie rinnovabili e nei progetti infrastrutturali. Recentemente il Cairo ha rafforzato i legami con la Russia e la Cina, aderendo ai BRICS nel gennaio 2025, il che potrebbe influenzare gli equilibri geopolitici nella regione. ma potrebbe anche diversificare le sue alleanze, intensificando i rapporti con Cina e Russia.

La sua posizione strategica e il controllo del Canale di Suez lo rendono ad ogni modo un attore cruciale nei commerci globali, e il suo ruolo geopolitico continuerà a influenzare le relazioni con le potenze occidentali.

L’Egitto si trova ad affrontare una serie di sfide interconnesse che ne influenzano la stabilità politica ed economica. La leadership del presidente al-Sisi è messa alla prova dalla necessità di implementare riforme economiche strutturali, gestire le tensioni sociali interne e navigare le complesse dinamiche geopolitiche della regione. La capacità del governo di affrontare efficacemente queste sfide determinerà il futuro prossimo del paese.

*La Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), in costruzione dal 2011 sul Nilo Azzurro, rappresenta uno dei progetti idroelettrici più ambiziosi dell’Africa. Una volta completata, sarà la più grande diga del continente, con una capacità di generazione di circa 6.000 megawatt di elettricità. L’Etiopia considera la GERD fondamentale per il proprio sviluppo economico, puntando a soddisfare il fabbisogno energetico interno e a esportare energia nei paesi vicini. Attualmente, una parte significativa della popolazione etiope non ha accesso all’elettricità, e la diga è vista come una soluzione per colmare questo divario.

Tuttavia, la costruzione della GERD ha sollevato preoccupazioni significative in Egitto e Sudan, paesi situati a valle del Nilo. L’Egitto, in particolare, dipende quasi interamente dalle acque del Nilo per le sue esigenze idriche e teme che il riempimento e l’operatività della diga possano ridurre la quantità d’acqua disponibile, mettendo a rischio l’agricoltura e l’approvvigionamento idrico nazionale. Il Sudan, sebbene inizialmente contrario, ha mostrato un atteggiamento più favorevole, riconoscendo i potenziali benefici in termini di controllo delle inondazioni e accesso all’energia elettrica.

Le tensioni tra questi paesi sono state alimentate dalla mancanza di accordi condivisi sulla gestione e sul riempimento della diga. Gli accordi storici, come quelli del 1929 e del 1959, garantivano all’Egitto una posizione dominante nell’uso delle acque del Nilo, ma sono stati contestati dall’Etiopia, che non li riconosce come legittimi. Nonostante numerosi tentativi di mediazione, inclusi quelli promossi dall’Unione Africana, non è stato ancora raggiunto un consenso definitivo. L’Etiopia ha iniziato unilateralmente il riempimento del bacino della diga, suscitando ulteriori preoccupazioni in Egitto riguardo alla sicurezza idrica.

La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi della situazione, consapevole che una gestione non coordinata delle risorse idriche del Nilo potrebbe avere ripercussioni significative sulla stabilità regionale. La cooperazione tra Etiopia, Egitto e Sudan è essenziale per garantire che la GERD diventi una fonte di sviluppo condiviso piuttosto che un motivo di conflitto. Un approccio collaborativo potrebbe trasformare la diga in un’opportunità per promuovere la crescita economica e la sicurezza energetica in tutta la regione.


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