Cinque paesi arabi respingono il piano di Trump per lo sfollamento dei palestinesi da Gaza


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Washington – Cinque grandi nazioni arabe hanno inviato una lettera ufficiale al Segretario di Stato americano, Marco Rubio, per esprimere la loro ferma opposizione all’ipotesi, avanzata dall’ex presidente Donald Trump, di trasferire i palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza.

La lettera, firmata dai ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, insieme al consigliere presidenziale palestinese Hussein al-Sheikh, definisce qualsiasi piano di trasferimento forzato una “chiara violazione del diritto internazionale”. I leader arabi ribadiscono che la popolazione palestinese deve poter rimanere nella propria terra e partecipare alla ricostruzione di Gaza con il pieno supporto della comunità internazionale.

Il 25 gennaio, Donald Trump aveva suggerito che i palestinesi di Gaza potessero essere ospitati in Egitto e Giordania come soluzione alla crisi in corso. L’idea ha suscitato forti critiche, con molti analisti e attivisti per i diritti umani che l’hanno paragonata a una forma di pulizia etnica. La storia del conflitto israelo-palestinese ha visto più volte il timore di spostamenti forzati permanenti, come accaduto nel 1948 con la Nakba e nel 1967 dopo la Guerra dei Sei Giorni.

Secondo fonti diplomatiche, il Segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito, in colloqui con le controparti arabe, che gli Stati Uniti non sostengono il trasferimento forzato della popolazione palestinese. Tuttavia, Rubio ha anche sottolineato la necessità di garantire che Hamas non governi più Gaza e che il futuro assetto politico del territorio venga deciso con il coinvolgimento della comunità internazionale.

La crisi umanitaria a Gaza continua a peggiorare. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, oltre 47.000 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio dell’offensiva militare israeliana, mentre centinaia di migliaia di persone sono senza casa, senza accesso a cibo, acqua e cure mediche. Israele respinge le accuse di crimini di guerra e genocidio, sostenendo che la sua operazione militare mira a smantellare Hamas e garantire la sicurezza nazionale. Tuttavia, le immagini di distruzione e il crescente numero di vittime civili hanno alimentato la condanna internazionale, con diversi leader mondiali che chiedono un cessate il fuoco immediato.

La lettera congiunta delle cinque nazioni arabe rappresenta un segnale chiaro di unità regionale contro qualsiasi ipotesi di sfollamento forzato dei palestinesi. La posizione di questi paesi potrebbe influenzare le prossime mosse diplomatiche degli Stati Uniti e di Israele nel delineare un piano per la governance post-bellica di Gaza.

Nel frattempo, le trattative per un possibile accordo di pace rimangono in stallo, mentre il rischio di un’escalation regionale – con il coinvolgimento di attori come l’Iran e Hezbollah – continua a preoccupare la comunità internazionale.

La domanda centrale resta: quale sarà il futuro della popolazione palestinese a Gaza? Mentre le grandi potenze discutono, milioni di persone continuano a vivere in condizioni disperate, in attesa di una soluzione che garantisca loro sicurezza, dignità e autodeterminazione.


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