(Raimondo Schiavone) – Un recente sondaggio condotto dal Canale 14 israeliano ha rivelato che l’80% degli intervistati è favorevole all’iniziativa dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di incoraggiare la migrazione forzata dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Solo il 10% si è dichiarato contrario, mentre il restante 10% si è detto incerto.
La proposta di Trump, già al centro di forti polemiche internazionali, prevede un piano di trasferimento dei palestinesi di Gaza verso paesi vicini come Giordania ed Egitto, con l’obiettivo di “ricostruire” la regione e trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente”. Un’idea che, secondo i critici, equivarrebbe a una forma di pulizia etnica.
L’ipotesi di un’espulsione su larga scala della popolazione palestinese ha sollevato forti reazioni da parte delle organizzazioni per i diritti umani, che la considerano una violazione del diritto internazionale e un atto moralmente inaccettabile. Amnesty International ha definito la proposta “una flagrante violazione del diritto dei palestinesi alla propria terra”, mentre Human Rights Watch ha parlato di una “retorica pericolosa che rischia di legittimare crimini di guerra”.
Anche i governi della regione hanno espresso la loro contrarietà. L’Egitto e la Giordania hanno ribadito che non accetteranno alcun trasferimento forzato di palestinesi nei loro territori, sottolineando che la questione di Gaza deve essere risolta attraverso una soluzione politica e non con la deportazione della sua popolazione.
Il sondaggio del Canale 14 evidenzia una crescente radicalizzazione dell’opinione pubblica israeliana rispetto alla questione palestinese. Dopo mesi di guerra tra Israele e Hamas e con oltre 25.000 palestinesi uccisi nei bombardamenti israeliani, secondo dati delle Nazioni Unite, il sostegno a misure drastiche sembra essere in aumento. Tuttavia, vi sono anche voci critiche all’interno della società israeliana. Alcuni analisti e politici avvertono che un trasferimento forzato della popolazione palestinese non solo sarebbe illegale e moralmente discutibile, ma potrebbe anche innescare una reazione internazionale che isolerebbe ulteriormente Israele sulla scena globale.
Secondo il politologo israeliano Yossi Beilin, ex negoziatore del processo di pace di Oslo, “questo tipo di idee distrugge qualsiasi possibilità di coesistenza e alimenta ulteriormente il ciclo di odio e violenza”.
Finora, né il governo israeliano né l’amministrazione statunitense hanno rilasciato commenti ufficiali sulla questione. Tuttavia, se la proposta di Trump dovesse guadagnare ulteriore consenso in Israele, potrebbe mettere in difficoltà anche il presidente Joe Biden, che ha mantenuto un sostegno incondizionato a Israele, pur cercando di contenere le critiche internazionali.
Resta da vedere se questo sondaggio rappresenti un segnale di cambiamento duraturo nell’opinione pubblica israeliana o se sia il riflesso di un momento di forte tensione dovuto al conflitto in corso. Nel frattempo, la questione della Striscia di Gaza continua a essere una delle più esplosive dello scenario geopolitico globale.