La politica di cui c’è bisogno


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di Federica Cannas

C’è un’idea di politica che ci hanno fatto quasi dimenticare. Quella che serve davvero. In Fratelli Tutti, l’enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, Papa Francesco ci ha lasciato parole limpide e coraggiose su cosa significhi fare politica oggi, e su quale politica il mondo stia aspettando.

Non una politica piegata all’economia, schiava della tecnica o delle logiche del profitto. Non una politica che vive di apparenze, di marketing e di consenso. Ma una politica che sia atto d’amore. Sì, proprio amore. Perché prendersi cura degli altri, costruire ponti, creare condizioni di giustizia e dignità, non è solo un compito, è una forma altissima di carità. E Papa Francesco lo dice chiaramente: abbiamo bisogno di una politica che si lasci guidare dalla carità sociale, che si metta al fianco dei più fragili e sogni il bene comune.

La politica di cui c’è bisogno non è quella che si piega all’economia, che obbedisce ai numeri, che misura tutto in termini di profitto. No. La politica vera, quella giusta, quella che serve oggi, ha il coraggio di prendersi cura. Di guardare all’essere umano, alla sua dignità, alla sua complessità. È una politica che non si accontenta di tappare i buchi, ma vuole costruire. Che non vive alla giornata, ma sogna il futuro, e lo fa con i piedi ben piantati nella realtà.

Abbiamo bisogno di una politica con una visione ampia, capace di affrontare le crisi per quelle che sono, in tutta la loro profondità. Che non si limiti a giustificare l’ingiustizia perché così va il mondo, ma che si rimbocchi le maniche e ci provi davvero. E per farlo, servono istituzioni più umane, servono persone capaci di coordinare, di ascoltare, di superare le vecchie abitudini. Di dire no all’inerzia.

E poi, c’è quella parola che ti spiazza: carità . Sì, la politica, quella vera, è carità. Ma non quella che si accontenta di dare l’elemosina. È una carità che costruisce, che cambia le cose, che lotta. Quando un politico crea lavoro, quando organizza una società più giusta, quando nessuno resta indietro grazie a ciò che fa, quella è carità. E che carità! La più alta.

Papa Francesco parla proprio di amore politico. E non lo fa con leggerezza. Riconoscere ogni essere umano come fratello o sorella, cercare un’amicizia sociale che includa tutti, non è una fantasia romantica. È una scelta concreta, difficile, ma necessaria. L’amore politico è quello che si fa carico delle ferite della società, che sa trasformare la solidarietà in scelte, in leggi, in strutture giuste. Non è solo stare accanto a chi soffre. È lavorare perché nessuno soffra più inutilmente.

Non è un’utopia. È un compito. È una chiamata. È la politica che diventa servizio. Che non pensa a sé stessa, ma agli altri. Che non ha paura di sporcarsi le mani, di affrontare la fragilità, la povertà, la solitudine. Che guarda negli occhi chi soffre e decide di fare qualcosa.

Però attenzione. La politica non può essere solo immagine, non può vivere di slogan. Non può trasformarsi in marketing, in consenso, in numeri e percentuali. Papa Francesco ci lancia una sfida, e sono parole che non si dimenticano. Perché chi sceglie di guidare, chi sceglie di prendersi cura della cosa pubblica, dovrebbe fermarsi ogni tanto e chiedersi: “Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo? Che impronta ho lasciato nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?”.

Ecco, questa è la politica di cui c’è bisogno. Non quella dei voti, ma quella dei segni. Non quella delle promesse, ma quella dei fatti. Non quella che si misura nei titoli di giornale, ma nei cuori delle persone.


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