
(Raimondo Schiavone) – Parigi ha toccato il fondo della vergogna diplomatica. In un gesto che definire assurdo è riduttivo, il presidente Emmanuel Macron ha accolto con tutti gli onori Abu Mohammad al-Jolani, ex leader di al-Nusra, costola siriana di al-Qaeda e macellaio dei tempi della guerra siriana. Sì, proprio lui: il tagliatore di teste, il boia che ha sparso terrore da Aleppo a Idlib, il predicatore dell’odio globale. Lo stesso che, secondo varie inchieste e dossier d’intelligence, fu uno degli ispiratori — se non degli organizzatori indiretti — della strage del Bataclan.
Il Bataclan, 13 novembre 2015. La notte che ancora oggi tormenta la memoria collettiva europea. 130 morti. Centinaia di feriti. Un massacro jihadista che spezzò vite, famiglie, identità. Oggi, a meno di dieci anni da quella carneficina, la République — quella che si dice paladina dei diritti, della laïcité, dei valori — riceve uno degli architetti morali di quel terrorismo, sorridendogli davanti ai fotografi e concedendogli legittimità politica.
La stampa francese, con l’ipocrisia che la contraddistingue quando serve il potere, prova a raccontare l’incontro come “necessario” per “favorire la stabilità in Siria”, dimenticando che al-Jolani ha costruito il suo potere sulla tortura, sulle decapitazioni pubbliche, sull’imposizione della sharia radicale e sul commercio del terrore con intelligence straniere. E oggi si trasforma — con l’abito nuovo da “leader moderato” — in interlocutore dell’Eliseo.
L’Europa guarda e tace. Le famiglie delle vittime del Bataclan, probabilmente, piangono in silenzio. E Macron — che solo qualche anno fa prometteva pugno duro contro l’estremismo islamico — si piega al cinismo geopolitico, cercando alleati anche tra i boia, purché possano servire a contenere l’Iran o tenere fuori la Russia da Idlib.
Questa non è diplomazia. È complicità. È un insulto alla memoria delle vittime. È un messaggio devastante per le nuove generazioni: chi uccide, chi decapita, chi semina odio, può essere ricevuto con tutti gli onori se il suo odio oggi fa comodo.
Al Jolani non è un interlocutore. È un criminale. Riceverlo non è realpolitik, è tradimento.
La Francia ha perso oggi un’altra occasione per difendere la propria dignità.