(La Lente) – E’ stato scritto più di una volta che la guerra siriana sarebbe dovuta alle sue riserve di gas e petrolio. In realtà la produzione e le riserve di gas e petrolio presenti in Siria non giustificano una guerra di queste dimensioni. Le riserve petrolifere ammontano a 2,5 mld di barili, lo 0,1% delle riserve mondiali, e la produzione prima della guerra era di 400.000 barili al giorno, lo 0,4% della produzione del pianeta. La produzione e le riserve di gas sono entrambe lo 0,2% del totale mondiale.
E’ importantissima invece la posizione strategica della Siria rispetto al greggio. Infatti il vicino Iraq ha il 10% delle riserve mondiali e la sua produzione attuale è il 3,7% dell’ intero pianeta.
A causa delle guerre e dell’ embargo che ha subìto tra la prima e seconda guerra del Golfo, l’Iraq è il paese che più di ogni altro potrebbe incrementare sensibilmente e in un breve periodo la sua produzione.
Ma molti altri paesi interessati in questi anni da conflitti armati sono grandi produttori di petrolio e dobbiamo riportare la crisi energetica, di moda pochi anni fa e oggi rimossa, al centro dell’ attenzione, perché sicuramente è una delle maggiori cause dei venti di guerra attuali, se non addirittura la principale.
Libia ed Iraq, dove nelle ultime settimane si sono instaurati califfati islamici, sono importanti paesi produttori di petrolio e il greggio libico, minore per quantità, è prezioso per la sua qualità particolarmente adatta alla raffinazione.
I paesi del Golfo, protagonisti delle tensioni nel Medio Oriente, e l’Iran hanno le principali riserve di greggio mondiali. Ma nei primi paesi produttori di petrolio troviamo anche la Russia, la Nigeria dilaniata dall’ integralismo islamico ed anche il Venezuela che aiuta con la sua produzione paesi amici come Cuba.
La Lente – Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria