L’accordo c’è, resta da vedere se verrà rispettato dalle parti. Usa, Russia, Ue e Kiev si sono ritrovate a Ginevra e hanno deciso una de-escalation della crisi ucraina. È quello che chiedeva la Russia da settimane. Vladimir Putin, nella sua annuale ‘linea diretta con il Paese’, si era augurato di “non dover usare la forza in Ucraina” contro un governo che “sta portando il Paese verso l’abisso”. Parole che hanno indotto Usa ed Europa a sedersi intorno a un tavolo e a considerare l’avvertimento di Mosca un vero e proprio ultimatum imposto a Kiev.
L’accordo c’è ma la situazione rimane fragile. Lo stesso Obama si è mostrato molto cauto e ha ribadito come l’opzione militare non sia sul tappeto. Il documento svizzero prevede una serie di “passi concreti”, come il disarmo di tutti i gruppi armati illegali, la restituzione di tutti gli edifici occupati, lo sgombero di tutte le strade e i luoghi pubblici, l’amnistia per quanti accetteranno tali condizioni, tranne quelli accusati di reati gravi. A sorvegliare sul rispetto dell’accordo ci saranno gli osservatori dell’Osce. È un primo passo in avanti, il primo che allontana lo spettro della guerra civile. Nel documento c’è anche l’impegno per avviare una riforma costituzionale, insieme all’invito astenersi dalla violenza e ad avviare un dialogo nazionale.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato: “Non abbiamo alcun desiderio di inviare nostri soldati in Ucraina. E’ contro i nostri interessi principali”. La risposta del segretario di Stato americano John Kerry non si è fatta attendere: “Ho detto chiaramente a Lavrov che se non vedremo passi in avanti dovremo imporre nuove sanzioni”. Kerry poi ha aggiunto: “Abbiamo trovato un accordo per una immediata missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per stabilizzare la situazione in tutte le aree dell’est del Paese in cui si stanno verificando scontri.” (red)
FOTO: Blindati filorussi a Slaviansk (EPA) – Ansa