(Redazione) – “Per fermare l’Isis è necessario creare alcune zone franche in Siria, e uno di questi luoghi è Aleppo”. Staffan de Mistura, inviato ONU in Siria, ha proposto un piano d’azione per affrontare la situazione nel paese, avviando dei negoziati e mandando aiuti, il tutto congelando i combattimenti in alcune zone.
Le ‘free zone’ di cui parla De Mistura sono “zone franche dove viene imposto un cessate il fuoco da attuare progressivamente”.
Dopo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, de Mistura ha tenuto a sottolineare ai giornalisti che il suo non è un piano semplicemente di pace, ma di azione appunto perché mira ad alleviare concretamente le sofferenze della popolazione siriana e far fronte all’emergenza umanitaria. “Il messaggio dei siriani – ha continuato l’inviato Onu nel Paese – è ‘khalas’, ossia è abbastanza”.
L’inviato dell’Onu in Siria ha poi aggiunto, precisando che il prossimo passo è il processo politico.
L’ambasciatore siriano all’ONU, Bashar Jaafari, ha subito detto che il governo siriano sarebbe stato ben disposto a prendere in considerazione la proposta.
Nelle scorse settimane De Mistura aveva incontrato per la prima il presidente della Coalizione nazionale siriana, Hadi al-Bahra. L’incontro è servito a illustrare il punto di vista della Coalizione e delle altre forze dell’opposizione siriana su una soluzione accettabile del conflitto. Bahra ha ribadito la necessità di cominciare ad applicare il contenuto della dichiarazione di Ginevra per spianare la strada a una soluzione politica.
AUMENTANO I MILIZIANI STRANIERI – Ci sono almeno 15mila stranieri, provenienti da 80 Paesi, tra le fila dello Stato islamico (Is) in Siria e in Iraq. Lo denuncia il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che parla di ”un dato senza precedenti” riferendosi al numero di stranieri tra le fila di un gruppo jihadista e ”anche di Paesi che finora non avevano nulla a che fare con al-Qaeda”. Tra questi anche le Maldive e il Cile.
I numeri diffusi dalle Nazioni Unite superano le stime dell’intelligence americana sui jihadisti stranieri. ”Dal 2010 i combattenti stranieri sono aumentati notevolmente e crescono ancora”, si legge nel rapporto stilando dalla commissione del Consiglio di sicurezza Onu che monitora le attività di al-Qaeda. ”Ci sono jihadisti stranieri provenienti dalla Francia, dalla Federazione russa, dal Regno Unito e dall’Irlanda del nord che combattono insieme”, spiega il rapporto. Si ritiene che oltre 500 cittadini britannici siano andati nella regione dal 2011