Afghanistan. Talebani divisi, il futuro incerto di un paese senza pace


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(Simona Planu) – L’annuncio del ferimento del Mullah Mohammed Akhtar Mansour è arrivato dopo la decisione della NATO di estendere la missione militare di supporto nel paese. La cappa di mistero intorno alla figura dei leader dei movimenti Jihadisti  permise di strumentalizzare la verità a favore di strategie militari e politiche. Schiacciato tra la figura di Business Man e la leadership religiosa del movimento, al Mullah Mansour, che non gode certo del carisma religioso del suo predecessore, spetterà lo stesso destino? Certo è che in pochi giorni gli annunci e le smentite sulla sorte del Mullah si sono rincorse, mentre dal governo Afghano sono arrivate le prime voci sulla sua morte, i portavoce dei Talebani hanno smentito sia la notizia della sua morte, sia le circostanze nelle quali sarebbe avvenuta.

La notizia è giunta in un periodo particolarmente delicato per le relazioni già strutturalmente deboli tra il governo e il movimento Jihadista. Se la decisione della Nato è stata salutata con favore dal ministero degli affari esteri Salahuddin Rabbani, la posizione dei talebani è tutt’altro che accondiscendente. Il movimento ha usato parole dure contro i paesi che fanno parte della coalizione accusandoli di contribuire all’acuirsi dei problemi che l’Afghanistan sta vivendo.

Il segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg ha annunciato la nuova missione che prevederà il dispiegamento di circa 12 000 truppe. Già a metà ottobre il presidente Obama aveva rinviato i piani di disimpegno seguito dai paesi alleati. Quello che viene chiesto ai militari è un ultimo sforzo per condurre l’Afghanistan nell’ultima fase, quella decisiva per il suo percorso verso l’ affermazione del modello democratico, in un paese libero e in pace. La realtà sul campo è però un’altra, il paese è tutt’altro che pacificato con l’emergere di nuovi attori e le trasformazioni subite dai gruppi che rivendicano il potere.

La morte del Leader Mullah Omar, dichiarata il 29 Luglio del 2015, ha portato alla luce le fratture all’interno del movimento dei Talebani. Divisi tra una leadership che cerca di intraprendere il dialogo con il governo e l’ organizzazione della lotta armata contro quello stesso governo, considerato una pedina nello scacchiere degli interessi occidentali. Il carisma religioso del suo leader, permise al movimento di sopravvivere agli scossoni della storia.

Il Mullah Omar, fondatore e leader incontrastato, era l’uomo che teneva insieme le fila di un movimento che ha imposto la sua ideologia nel paese. Pare che la sua morte fosse stata tenuta celata per, almeno due anni e, durante l’assenza della sua guida religiosa e spirituale, il Mullah Mohammed Akhtar Mansour divenne il leader de facto del movimento.

Nonostante il dichiarato appoggio da parte di Al Qaeda, che con un comunicato audio divulgava  il messaggio del leader Al Zawahiri, è dall’interno che la nuova leadership ha subito i principali attacchi. I problemi per il Mullah Mansour risultarono evidenti già all’indomani dalla sua proclamazione, dove il dissenso politico era originato da più fronti. Se l’aver intrapreso  tentativi di dialogo e pacificazione con il governo favoriva la distanza tra gli obiettivi militari e politici del movimento, ciò che stupì furono i contrasti all’interno della leadership politica. Il 4 agosto fu il capo dell’ufficio politico a lasciare il suo incarico.

Il passaggio dalla frammentazione all’interno del movimento all’esacerbarsi della lotta tra i diversi gruppi Jihadisti fu breve. Ad agosto, una serie di attentati insanguinarono Kabul, tutti firmati dall’Haqqani Network, una fazione che rientra nel movimento dei Talebani, ma che mantiene la sua autonomia rispetto alle linee d’azione e al comando. In un paese caratterizzato da una costellazione di gruppi militanti, negli scorsi mesi c’è stato l’annuncio della Wilayat Khorasan, ovvero l’unità amministrativa dell’Isis in Afghanistan e Pakistan.

Sullo sfondo di questo complicato puzzle, rimangono i legami con il Pakistan e la disaffezione dei membri dei Talebani che iniziano ad unirsi ad altri gruppi in lotta. Come si tradurrà l’annuncio del ferimento del Mullah all’interno del paese, è ancora storia da scrivere, certo è che la pacificazione dell’ Afghanistan è, senza ombra di dubbio, un’ipotesi da non considerare nel futuro immediato.

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