Arco Latino, il Mediterraneo riprenda il suo ruolo storico


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(Raimondo Schiavone) – La pandemia ha messo ancor più in evidenza tutte le difficoltà che l’Unione Europea stava attraversando negli ultimi anni. Del resto non può essere considerata casuale l’uscita dall’UE di un Paese fondatore, quale Gran Bretagna, così come non sono casuali le brezze sovraniste ed anti europeiste sollevatesi in quasi tutti i Paesi europei. Per di più l’allargamento ad Est si è dimostrato una scommessa lungimirante per quanto attiene i mercati, ma problematico sul piano politico, se si pensa ai problemi che si stanno verificando nell’Ungheria di Orban e nella Polonia di Andrzej Duda. Dove una deriva autoritaria è alle porte, Paesi nei quali i rispettivi leader stanno approfittando dell’emergenza Covid19 per restringere diritti e libertà personali dei cittadini.

Il tema immigrazione è stato tra i più discussi e tra quelli che hanno creato i maggiori problemi alla tenuta europea. Lo spirito solidaristico è venuto meno e numerosi Paesi – fra questi, in primis Italia e Grecia – hanno spesso denunciato il resto d’Europa di averli lasciati soli nell’accoglienza. Il tema dei migranti, e non solo quello, ha fatto abortire del tutto l’ipotesi da molti Paesi sostenuta, in particolare dalla Germania, dell’allargamento alla Turchia del Rais. Ingresso della Turchia che, se fosse avvenuto, avrebbe moltiplicato enormemente i problemi della già preoccupata Europa. Specie dopo le scorribande ottomane in Siria e Libia. Persino il pagamento al regime di Ankara di ingenti somme per trattenere i migranti si è dimostrato, come peraltro da molti preannunciato, un boomerang per il vecchio continente.

Le vicende economiche, ed in particolare la ricerca spasmodica di una possibile ricetta europea per sostenere la fase di crisi provocata dal coronavirus, hanno riaperto temi cruciali ed importanti. In primis quello della condivisione del debito. La richiesta di riparlare degli Eurobond da parte degli Stati del sud che, con i cugini Ellenici, hanno fatto sentire la propria voce durante le principali assise europee, in particolare nelle ultime sedute dell’Eurogruppo, è stata l’occasione per ricostruire un asse della parte meridionale europea, il così detto Arco Latino.

Si era spesso palesata l’esigenza di ridefinire le alleanze europee e la Brexit ha agevolato, per certi versi, tale bisogno, nell’ottica di scardinare quell’asse Franco-Tedesco che per alcuni anni è sembrato poter guidare l’intero continente. La vicenda Covid19 sta accelerando tale disegno, le divergenze di interessi Francese e Tedesco cominciano a palesarsi, con un bisogno sempre più forte della Francia di non sostenere più la visione rigorista tedesca e di altri paesi del Nord Europa e la necessità del Presidente Macron di guardare nuovamente al sud per portare avanti le proprie strategie.

I Francesi non sono nuovi ad operazioni di mero interesse, ma la crisi che scaturirà dalla pandemia non è certo un evento normale, lascerà le sue tracce e potrebbe ricostruire quella visione di solidarietà mediterranea, tanto acclamata da molti, ma abbandonata negli ultimi decenni.

Se è vero che Francia e Germania hanno trovato un punto di accordo sulla strategia europea nella crisi finanziaria generata dall’emergenza coronavirus durante l’Eurogruppo, è anche vero, però, che il tema Eurobond agita le diplomazie economiche europee ed anche la politica interna tedesca.

In questa nuova situazione i rapporti politici, economici e sociali tra i Paesi del Mediterraneo potrebbero diventare sempre più rilevanti per la stabilizzazione di un equilibrio Europeo. Potrebbero riaccendersi con maggiore slancio i rapporti che l’Unione europea ha stretto fin dalla sua nascita con i Paesi della riva sud del Mediterraneo. Riaccendendo le strategie inserite nella Dichiarazione di Barcellona del 1985 con i Paesi terzi mediterranei o con almeno parte di essi.

Infatti, se è vero che l’area della sponda sud del mediterraneo è afflitta da sommovimenti politico istituzionali importanti che denotano una sua cronica instabilità, è anche risaputo che una visione economica intelligente dovrebbe portare a rivalutare con attenzione investimenti finalizzati alla ristabilzzazione politica dell’area, nella prospettiva di approcciare quell’immenso mercato di bisogni e di investimenti che è l’Africa. Proprio nel continente africano sta nascendo, non con poche difficoltà, una forte unione economica che potrebbe dare vita al più grande mercato unico mondiale.

L’Europa mediterranea non può lasciarsi sfuggire tale opportunità, specie in un momento di grande crisi quale quella a cui andiamo incontro. Sarà senza dubbio utile ricompattare le fila e ricominciare a riprendere in mano strategie mediterranee compiute, che tengano conto degli aspetti doganali, dei trasporti marittimi, delle fiscalità di vantaggio, riprendendo con lungimiranza una strada abbandonata per qualche tempo, distratti dalle tendenze euroscettiche e dagli egoismi nazionali. In quest’ottica, una nuova alleanza strategica fra Italia, Francia e Spagna potrebbe essere fondamentale per la ripresa stessa delle proprie economie.

Del resto, le relazioni tra l’Europa e i Paesi terzi mediterranei si basano su radici etniche e culturali comuni, con economie le cui prospettive di sviluppo, in una certa misura, dipenderanno le une dalle altre. Ed è proprio attraverso la ripresa di un approccio finalizzato alla cooperazione regionale, sede più adeguata per affrontare problematiche transfrontaliere e ritrovare nuove strategie di mercato, che tutto ciò potrà avvenire.

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