
(Federica Cannas) – Mentre a Rio de Janeiro prosegue il vertice dei BRICS+, con la partecipazione di oltre venti Paesi e importanti organismi internazionali, il presidente cileno Gabriel Boric si distingue per un intervento lucido, coraggioso e profondamente politico. In un contesto dove prevalgono le ambiguità e le convergenze economiche, il Cile sceglie la strada della coerenza, che passa attraverso il rispetto del diritto internazionale, la difesa dei diritti umani e la critica a ogni forma di doppio standard.
Intervenendo alla sessione su “Multilateralismo, affari economici, finanza e intelligenza artificiale”, Boric ha ribadito che il futuro della governance globale deve essere più inclusivo e rappresentativo, aperto alle istanze del Sud globale e impermeabile alle logiche della Guerra Fredda. Ha parlato da un luogo simbolico, il Museo d’Arte Moderna di Rio, e lo ha fatto affiancato dal ministro degli Esteri Alberto van Klaveren e dall’ambasciatore Sebastián Depolo.
Il presidente cileno ha messo in guardia dalla tentazione di criticare selettivamente, a secondadella convenienza. Per questo ha condannato apertamente il genocidio in corso a Gaza da parte del governo israeliano, chiedendo un impegno credibile e universale a favore della pace e della sovranità degli Stati.
Ma il discorso di Boric non si è fermato alla denuncia. Ha indicato priorità concrete e spesso trascurate nelle dichiarazioni ufficiali dei BRICS. Salute pubblica, lotta al crimine organizzato transnazionale, fenomeni migratori e emergenza climatica. Temi cruciali che però faticano ancora a trovare spazio effettivo nelle agende multilaterali dominate dai grandi interessi economici.
Il presidente cileno ha sottolineato l’importanza di una cooperazione internazionale che non sia strumentale, ma fondata sulla trasparenza, sul rispetto reciproco e sulla costruzione di soluzioni condivise. È un richiamo a una comunità internazionale più matura, capace di affrontare le crisi globali con strumenti collettivi e senza ipocrisie.
L’allargamento del formato BRICS, ormai esteso a Paesi come Iran, Egitto, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia, fa del gruppo una piattaforma che rappresenta quasi metà della popolazione mondiale e il 39% del PIL globale. Solo nel 2024, gli scambi commerciali tra il Cile e i Paesi BRICS hanno superato i 77 miliardi di dollari, con un incremento del 3,9% rispetto all’anno precedente.
Oltre al Cile, presente per la seconda volta nella storia del blocco dopo la partecipazione del 2014 con Michelle Bachelet, prendono parte alla cumbre anche Uruguay, Messico, Colombia e Kenya, insieme a organismi come le Nazioni Unite, la CAF e l’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Nel pomeriggio di oggi, Boric interverrà ancora, partecipando alla sessione su “Ambiente, COP30 e salute globale”, dove si prevede un rafforzamento del messaggio cileno su clima e giustizia ambientale. È un impegno che affonda le radici nella tradizione politica del Paese. Quella che già nel 2003 portò l’allora presidente Ricardo Lagos a dire no all’invasione statunitense dell’Iraq, nonostante le pressioni di Washington.
In un passaggio cruciale del suo intervento, Boric ha ricordato che “la coerenza in politica internazionale è sempre scomoda per chi difende interessi di breve termine”, ma che proprio per questo rappresenta un dovere etico per chi ha responsabilità di governo.
In un vertice dominato da toni prudenti e interessi geopolitici divergenti, il Cile ha scelto di non mimetizzarsi. Ha portato una voce chiara, capace di interpellare tanto le democrazie occidentali quanto i nuovi poli del potere globale. Ha messo al centro i diritti umani, la legalità internazionale, l’inclusione del Sud globale.
Non sarà facile trovare ascolto in un’arena spesso ostaggio delle convenienze. Ma in un mondo sempre più interdipendente, la credibilità nasce dalla coerenza. E, su questo fronte, la posizione di Gabriel Boric rappresenta oggi una delle più limpide e coraggiose sulla scena internazionale.