Il nuovo Califfo che ha offuscato il mito di Osama bin Laden


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(Redazione) – Califfo, principe dei credenti, imam, shaykh, nostro signore. Sono i titoli che Abu Bakr al-Baghdadi, leader indiscusso dello Stato Islamico, organizzazione terroristica che ha messo a ferro e fuoco prima la Siria e poi l’Iraq, si è dato nel corso dell’inedita apparizione in una grande moschea di Mosul  – situata a circa 400 km a nord ovest della capitale Baghdad – dove ha guidato la preghiera del venerdì.

Del nuovo Califfo si sa ben poco. Il suo vero nome è Ibrahim al Badri. Sarebbe nato in una famiglia di predicatori a Samarra, a nord di Baghdad, nel 1971. Ha studiato teologia. Secondo quanto riportato dalla BBC, era un chierico in una moschea al tempo dell’invasione guidata dagli Usa nel 2003.  Subito dopo quella data si sarebbe unito ai gruppi di al-Qaeda. Secondo alcuni rapporti dei servizi occidentali, al-Baghdadi sarebbe stato un jihadista militante già durante il governo di Saddam Hussein.

Nel 2005 fu catturato dalle unità statunitensi e per 4 anni è rimasto rinchiuso nella prigione di Camp Bucca, una struttura americana nel sud dell’Iraq dove sono stati detenuti molti comandanti di al Qaeda. Qui avrebbe rafforzato la sua fede, il suo odio verso l’Occidente e la convinzione di dare vita a uno Stato Islamico. Gli Stati Uniti hanno posto una taglia di dieci milioni di dollari. Fino a qualche giorno fa la sua immagine era sconosciuta: in rete giravano solo vecchie fotografie e qualche identikit su come sarebbe potuto essere oggi.

APPARIZIONE IN PUBBLICO – Vestito con una tunica nera e con in testa un turbante nero simbolo dei discendenti del Profeta Maometto, l’uomo è apparso in un video pubblicato sul profilo Youtube del gruppo qaedista: “Se seguirò la giustizia e la verità, aiutatemi. Se seguirò la falsità, consigliatemi”, ha detto in un invito implicito a seguire la sua autorità. Durante la sua predica, durata poco più di un quarto d’ora, il “Califfo Ibrahim” si è rivolto ai fedeli salmodiando versi del Corano e della tradizione del Profeta. “Dopo anni di jihad e perseveranza è stata annunciato il califfato ed è stato scelto un nuovo imam”, ha detto l’uomo dall’alto di un pulpito in pietra decorato di sculture. Al-Baghdadi si è anche scagliato contro i musulmani “ipocriti” e contro i miscredenti, contro “re e i governanti”, e ha esaltato il jihad e i mujahidin.

IRAQ: L’UOMO NEL VIDEO NON E’ AL BAGHDADI – L’uomo, che è apparso con un vistoso orologio al polso destro, è molto somigliante all’identikit fornito nei mesi scorsi dai servizi di sicurezza americani e giordani. Il governo iracheno ha definito come falsificato il video dove sarebbe apparso il capo dello Stato Islamico. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno iracheno, il generale di brigata Saad di Maan, la persona che appare nel filmato senza alcun dubbio non è al-Baghdadi. “Abbiamo analizzato il filmato e l’ho trovato una farsa”, ha detto Maan precisando che le forze governative irachene avevano recentemente ferito al-Baghdadi in un attacco aereo e che era stato trasferito dai militanti ISIS alla Siria per le cure mediche.

IL NUOVO STATO ISLAMICO – Nei giorni precedenti l’apparizione pubblica, la shura (consiglio di Stato islamico) ha annunciato l’istituzione del califfato islamico – regime politico islamico sparito da circa un secolo, con la caduta, cioè, dell’Impero ottomano nel 1924- e di designare lo sceicco jihadista al-Baghdadi Califfo per lo Stato dei musulmani. Al-Baghdadi ha accettato la designazione con un giuramento di fedeltà ed è così diventato Califfo dei musulmani dovunque (nel mondo)”. Il portavoce dell’ISIS, Abu Mohammad al-Adnani, ha sottolineato che le parole “Iraq” e “Levante” vengono tolte nella sigla ISIS il cui nome ufficiale diventa “Stato Islamico”. Il califfato, ha concluso, è “il sogno di tutti i musulmani e l’aspirazione di tutti i jihadisti”.

ISIS E IL TEATRO SIRIANO – Lo stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS), oggi Stato Islamico, affonda le proprie radici all’interno del conflitto iracheno e rappresenta l’ultimo stadio evolutivo di Al Qaeda in Iraq. Sotto la guida di al-Baghdadi, l’ISIS è riuscito a superare i difficili anni seguiti alla morte del suo fondatore, Abu Musab al-Zarqawi, e le sconfitte subite in Iraq ad opera delle forze armate americane e dei suoi ex alleati arabo-sunniti. Dopo essersi riorganizzato nella provincia irachena di Niniveh, il movimento ha saputo sfruttare le opportunità offerte dalla crisi siriana, diventando così una delle formazioni più importanti dell’insurrezione anti-Assad ed estendendo il proprio controllo su una striscia di territori che dalle province occidentali dell’Iraq si dipana sino alla Siria settentrionale e centro-orientale.

LA ROTTURA CON AL QAEDA – Al-Baghdadi ha offuscato in poco tempo il mito di Osama bin Laden e di al Qaeda, l’organizzazione “rivale” che l’ha scomunicato perché conduce una guerra solitaria, ignorando anche le più elementari regole che devono ispirare i miliziani jihadisti. Nel mirino del comando generale di al Qaeda sono finiti soprattutto la disobbedienza del leader dell’ISIS nei confronti degli ordini e metodi definiti troppo brutali adottati dalle sue milizie nelle zone occupate – fucilazioni di massa, torture, sequestri – che in molti casi hanno generato una reazione delle popolazioni locali nei confronti del network jihadista. Leader di al Qaeda in Iraq, nel 2010 tenta la fusione con al-Nusra in Siria. Al Zawahiri non prese troppo bene questa intromissione, tanto che esortò al Baghdadi a concentrarsi sull’Iraq e lasciare la Siria di al-Nusra. Più tardi il gruppo divenne ISIS ed entrò in collisione diretta sia con Ayman al Zawahiri, successore di bin Laden, sia con l’ala siriana qaedista, la Jabhat al-Nusra. In un comunicato emesso nello scorso febbraio, il comando generale di al Qaeda ha affermato di non aver nessun vincolo con l’ISIS: “Non ci hanno informato della loro costituzione né sono sotto la nostra direzione né li sosteniamo” recita il testo che ha imposto all’organizzazione jihadista di porre fine alla sua attività in Siria e di concentrarsi esclusivamente sulla lotta contro il governo e le forze sciite dell’Iraq. In Siria l’organizzazione islamista accetta come unica emanazione il Fronte al-Nusra. Nei giorni scorsi, lo Stato islamico ha conquistato due dei più importanti pozzi di petrolio nell’est della Siria, sconfiggendo proprio i rivali della Nusra.

TORTURE E UCCISIONI SOMMARIE- In un documento pubblicato il 19 dicembre 2013, Amnesty International ha denunciato la diffusione della tortura, delle frustate e delle uccisioni sommarie nelle prigioni segrete dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. L’ISIS, che applica rigidamente la shari’a (legge islamica) nelle zone che controlla, “sopprime violentemente i diritti della popolazione locale”. Nel suo documento di 18 pagine, intitolato “Stato di paura: abusi commessi dall’ISIS nei centri di detenzione della Siria settentrionale”, Amnesty International descrive sette centri di detenzione diretti dall’ISIS nel governatorato di al-Raqqa e ad Aleppo. “Tra le persone sequestrate dall’ISIS, ci sono anche bambini di otto anni, detenuti in condizioni crudeli e disumane insieme agli adulti”. Dalle testimonianze di ex detenuti è emerso un campionario scioccante di abusi: frustate con cavi elettrici e cinghie dei generatori, scariche elettriche e la tortura dello “scorpione” in cui il detenuto viene immobilizzato in una posizione estremamente dolorosa, con entrambi i polsi legati dietro una spalla. Le persone detenute dall’ISIS sono accusate di furto o altri reati comuni, di “crimini” contro l’Islam come fumare sigarette o avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Altre sono state sequestrate per aver messo in discussione il comando dell’ISIS o perché appartenevano a gruppi armati rivali nell’ambito dell’opposizione al governo siriano. L’ISIS è sospettato anche di aver sequestrato e imprigionato cittadini stranieri, giornalisti inclusi.

IL CALIFFATO SPACCA IL MONDO SUNNITA – La nascita di un “califfato” tra Iraq e Siria viene considerata una violazione della legge islamica dall’influente predicatore sunnita, lo shaykh Yussef al Qaradawi, considerato la guida spirituale della Fratellanza musulmana e da anni residente a Doha, in Qatar: “Ci auguriamo che il califfato si realizzi quanto prima ma l’iniziativa intrapresa dallo Stato Islamico viola la sharia e ha conseguenze pericolose per i sunniti in Iraq e per la rivolta in Siria”.

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