La città armena di Kessab, simbolo della lotta contro la Turchia e il terrorismo


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(Talal Khrais) – Lo scorso 21 marzo, il Presidente della Repubblica Armena, Serzh Sargsyan, ha espresso profonda preoccupazione per gli eventi accaduti a Kessab, ricordando come gli abitanti della città abbiano già vissuto la tragedia dell’esilio e della deportazione nell’aprile 1909 e nel 1915 (in occasione del genocidio armeno). Sargsyan, che ha ringraziato il governo siriano per il tentativo di protezione della minoranza etnica, ha definito l’occupazione della città “una terza deportazione”.

In quell’occasione, infatti, almeno 2.000 persone sono state costrette ad abbandonare la città e a recarsi a Lattakia a seguito degli attacchi degli integralisti islamici dell’ISIL (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) e del fronte Al Nusra che hanno prima bombardato e poi attaccato la città abitata per due terzi dalla popolazione armena. L’attacco ha suscitato grande emozione tra gli armeni di tutto il mondo e prese di posizione di esponenti della Chiese Armene (Cattolica e Apostolica). Vi è stato anche un appello all’ONU da parte di un’associazione armena degli Stati Uniti, ignorato sia dal destinatario che dai mass media.

La battaglia di Kessab, denominata anche Operazione Al-Anfal, è stata considerata la continuità della persecuzione turca contro gli armeni, visto il ruolo svolto da Ankara in questa vicenda. L’esercito turco, che presidiava il confine a pochi chilometri da Kessab, non solo ha lasciato passare i gruppi armati, ma addirittura, secondo molti testimoni oculari, li ha appoggiati con l’artiglieria e i blindati e ha lanciato missili contro gli aerei siriani, uno dei quali è stato abbattuto.

Tutta la stampa, in particolare quella americana e britannica, ha testimoniato l’addestramento dei terroristi jihadisti in Turchia. A Kessab, sotto gli occhi della Turchia, i salafiti hanno distrutto le croci e profanato le chiese trasformandole anche in depositi di armi e il centro culturale armeno è stato bruciato.

Questa è la terza volta in un secolo, che gli armeni di Kesab sono costretti a scappare: nel 1909 i turchi hanno invaso e saccheggiato le abitazioni e i villaggi, nel 1915 c’è stata la deportazione e il genocidio che tutti conoscono bene e tutt’oggi la comunità armena è costretta a fuggire. A difendere la città in prima linea fu il comandante della Forza Nazionale di Difesa, Hilal al-Assad, cugino del presidente siriano, morto durante gli scontri con i gruppi jihadisti. Una difesa che non bastò a impedire la capitolazione di Kessab nelle mani degli integralisti.

Ieri, grazie all’esercito siriano, a seguito del consolidamento delle posizioni sulle alture a sud di Kessab, è stata lanciata la controffensiva contro i miliziani jihadisti che hanno il controllo della città, provocando delle pesanti perdite e costringendoli alla fuga verso Edleb. Il Comitato della Difesa Nazionale insieme ai corpi speciali dell’esercito e in collaborazione con la Marina hanno eseguito l’assalto e il rastrellamento di vaste zone strategiche. In poche ore, l’esercito governativo è riuscito a superare le colline che circondano Kessab e ha respinto i terroristi – molti stati li hanno infatti inseriti nella lista nera delle organizzazioni considerate fuori legge – di Jabhat al Nusra fino al confine turco.

Sul fronte iracheno, le Forze Armate sono riuscite a conquistare vaste aree controllate dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL), continuando la loro offensiva verso Tikrit e Mosul. Secondo molti giornalisti presenti sul posto, l’esercito governativo ha arginato con successo l’avanzata dell’ISIL verso le città irachene. In questo contesto, le forze di sicurezza del Kurdistan iracheno (i peshmerga) si sono impossessate di uno dei due valichi di frontiera ufficiali con la Siria, mentre un centro di reclutamento volontari dell’esercito iracheno è stato attaccato a nord di Baghdad.

Altre fonti giornalistiche hanno informato che, in vista della nuova avanzata verso nord, i caccia dell’aviazione irachena hanno compiuto una serie di raid aerei intorno al capoluogo della provincia di Salahuddin e nelle zone a sud di Mosul per preparare il terreno alle truppe di terra e gli Usa hanno spostato la portaerei.

A livello internazionale la crisi irachena, come quella siriana, suscita forti preoccupazioni. Come è stato sottolineato da autorevoli osservatori, il disagio della Siria e dell’Iraq è stato causato in gran parte dall’atteggiamento occidentale che ha sostenuto, quasi senza limite, il terrorismo di al Qaeda e i gruppi jihadisti in funzione anti Assad.

 

Talal Khrais (1952). Giornalista accreditato presso la Stampa Estera in Italia, è corrispondente dall’Italia del quotidiano libanese “As –Safir” e reporter di guerra. Responsabile delle relazioni estere del Centro Italo Arabo Assadakah. Autore di numerosi articoli e reportage. Coautore dei volumi Lebanon (Arkadia), Syria, quello che i media non dicono (Arkadia) e Middle East. Le politiche nel mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia).

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