La corte penale internazionale giudicherà l’ex-presidente ivoriano Laurent Gbagbo


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(Carla Melis) – I giudici della corte penale internazionale hanno confermato con due voti contro uno le prove presentate dalla procura contro il vecchio presidente ivoriano. Laurent Gbagbo sarà, quindi, giudicato dai giudici dell’Aja. Il cammino verso un processo al vecchio presidente continua su quattro capi di imputazione relativi a crimini contro l’umanità, e cioè omicidio, abuso sessuale, altri atti disumani e persecuzione. Le parti hanno cinque giorni per richiedere la possibilità di fare appello.

Per prendere la decisione, la corte ha dovuto esaminare tutti gli elementi di prova sottoposti dalle due parti. Questi ultimi comprendevano le dichiarazioni di 108 testimoni, più di 22.000 pagine di documenti e di materiale audio e video.

Fadi El Adballah, portavoce della Corte penale internazionale, intervistato da RFI, ha precisato che la decisione di non è una decisione sulla colpevolezza o l’innocenza di Laurent Gbagbo: “E’ una decisione che significa semplicemente che dal punto di vista dei giudici esistono, secondo le disposizioni del procuratore, delle prove sufficienti per giustificare che un processo si tenga davanti ad un’altra camera, quella di prima istanza che sarà costituita a breve e davanti alla quale si terrà il processo”.

“Questo avverrà unicamente se, dopo un processo, i giudici della camera di commercio di prima istanza saranno convinti, al di là di ogni ragionevole dubbio di colpevolezza dell’accusato che lo si possa dichiarare colpevole. Per il momento, – ha concluso Fadi El Abdallah- rimane la presunzione di innocenza che continua ad essere la regola”.

C’è da ricordare che il procuratore della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, aveva in un primo momento, all’inizio del 2013, presentato le accuse e gli elementi di prova di cui disponeva, ma la camera preliminare, all’epoca, aveva sottolineato la sua preoccupazione di fronte alla qualità delle prove fornite e aveva dunque richiesto all’ufficio del procuratore di apportare degli elementi di prova supplementari o di procedere a delle nuove indagini su sei aspetti precisi.

Soddisfazione dalle due parti

Dalla parte della CPI, c’è soddisfazione per la decisione della corte preliminare. Pascal Turlan, consigliere di cooperazione giudiziaria dell’ufficio del procuratore, considera che la cosa più importante è che ci si sta dirigendo verso un processo.

“Quello che conta, è che si andrà a processo – a meno di eventuali domande d’autorizzazione a fare appello, da parte di una delle due parti – e potremo presentare di fronte ai giudici i nostri elementi di prova e i nostri testimoni. Siamo convinti, noi dell’ufficio del Procuratore, che signor Laurent Gbagbo è responsabile di quattro capi d’accusa, che sono stati confermati oggi e prenderemo il nostro tempo per dimostrare davanti ai giudici della camera di prima istanza, che sarà costituita nelle prossime settimane dal presidente della corte” ha dichiarato Pascal Turlan.

Quanto a Emmanuel Altit, uno degli avvocati di Laurent Gbagbo, si rallegra di questa decisione, poiché il processo sarà per lui l’occasione di dimostrare che il dossier della Procura è vuoto: “Siamo soddisfatti – riporta il giornale RFI – che si possa tenere un processo dove la verità venga portata a galla. Siamo in una posizione di forza giuridica. Per esempio, uno dei tre giudici che hanno preso la decisione oggi, considera che il procuratore non dispone degli elementi sufficienti per vincere al processo”.

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