Desaparecidos in Argentina: dopo 40 anni un’altra nonna di Plaza de Mayo ritrova il nipote


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Un’altra nonna della Plaza de Mayo ha ritrovato, dopo quasi 40 anni, il nipote, figlio di una coppia di giovani militanti sequestrati ed uccisi dalla giunta militare argentina nel 1976. Si chiama Martin, ha 39 anni e vive all’estero da 15, il nipote di Delia Giovanola de Califano, una delle 12 donne che hanno fondato l’organizzazione, prima delle madri ora delle nonne, che si batte per sapere, a tutti i costi, la verità sui loro figli desaparecidos e sui i loro nipoti.

È stata la leader delle Abuelas, Estela de Carlotto – che poco più di un anno fa ha ritrovato il nipote Ignacio Guido, nato nel maggio del 1978 nel lager delle forze armate «La Cacha» a Rio de la Plata – ad annunciare in una conferenza stampa l’identificazione del giovane, finora indicato come «nieto recuperato 118», come figlio di Jorge Oscar Ogando – il figlio di Giovanola – e di Stella Maris Montesano.

Stella era incinta di otto mesi al momento del sequestro nell’ottobre del 1976 e diede alla luce il figlio poco dopo nel centro di detenzione di Banfield a Buenos Aires. La coppia aveva già una figlia di 3 anni, Virginia, che era stata affidata alla nonna. «Ho sempre parlato molto ma oggi non posso, non ho parole per esprimere la mia gioia e la mia commozione», ha detto, molto emozionata, la nonna raccontando di aver parlato al telefono con il nipote subito dopo che sono stati resi noti i risultati delle analisi del Dna.

«Questa notizia premia tutte le nonne della Plaza de Mayo e l’intera società, questa restituzione di identità è stata possibile perché abbiamo uno stato che ci appoggia e realizza la realizzazione dei nostri sogni: memoria, verità e giustizia fino a quando ritroveremo tutti i nipoti che mancano», ha detto ancora Carlotto in riferimento al programma avviato dal governo di Cristina Kirchner per rendere possibile la ricerca, anche all’estero, dei circa 500 bambini che si ritiene siano stati strappati alle madri poi uccise dal regime.

La leader delle Abuelas ha spiegato che Martin, che vive in un Paese che non è stato specificato, «aveva forti sospetti di essere un figlio di desaparecidos». Così, come è successo per gli altri 117 nipoti che sono stati identificati, si è sottosto all’analisi del sangue «attraverso il consolato» argentino e poi i risultati «sono stati inviati al nostro ministero degli Esteri». «I nostri nipoti possono essere in qualsiasi posto del mondo – ha concluso Carlotto – dobbiamo restituire loro l’identità perché è l’identità del nostro popolo».

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