Diario di un prigioniero di Guantanamo: il lato brutale degli Stati Uniti


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Privazione del sonno, isolamento, alimentazione forzata, umiliazione fisica e psicologica. Sono le drammatiche esperienze vissute da Mohamedou Ould Slahi, imprigionato a Guantanamo dal 2002. In tutti questi anni, gli Stati Uniti non hanno mai formulato un’accusa contro di lui. Tre anni dopo essere stato imprigionato ha iniziato a scrivere un diario per raccontare la sua vita prima di finire sotto custodia americana e la sua vita in prigione. E oggi questo diario è diventato un libro, pubblicato grazie alla collaborazione tra il giornale britannico Guardian e l’editore Canongate Books.

Scritto a mano durante la prigionia, nelle 466 pagine del diario vengono rivelati i maltrattamenti inflitti ai detenuti presso il carcere di massima sicurezza statunitense interna alla base navale di Guantanamo, sull’isola di Cuba. La pubblicazione della storia, scritta all’interno di una cella di Camp Echo, uno dei sette campi di detenzione, è stata possibile dopo che il documento è stato declassificato, dopo anni di contenzioso con gli Stati Uniti.

Le torture inflitte nella struttura sono terribili, come si legge in un estratto riportato da Sky News: “‘Ferma quelle ca..o di preghiere. Stai facendo sesso con… e stai pregando? Che ipocrita che sei!’, ha detto… entrando rabbioso nella stanza. Mi sono rifiutato di smettere di pregare e mi è stato proibito di esercitare le mie preghiere rituali per un anno. A ottobre 2003 mi è stato anche proibito di digiunare durante il mese sacro del Ramadan e sono stato nutrito con la forza”.

Mohamedou Ould Slahi, 44 anni, è nato in Mauritania. A 18 anni ha vinto una borsa di studio in Germania per seguire un corso di ingegneria elettrica. Secondo quanto riporta Sky News, ha trascorso un anno in Afghanistan combattendo con i mujahidin.

Dopo essere entrato in contatto con la rete di Al-Qaeda nel 1991, l’uomo ha sostenuto di aver tagliato tutti i legami con il gruppo l’anno successivo. Ma gli Stati Uniti hanno continuato ad accusarlo di agire come reclutatore e sostenitore dell’organizzazione terroristica. Nel 1992 è tornato in Germania e, in seguito, è andato a lavorare in Canada e in Mauritania.

Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 si è consegnato alle autorità della Mauritania su loro richiesta, poi le autorità statunitensi lo hanno sottoposto a ‘rendition’ (letteralmente ‘consegna’) in Giordania. Dopo che Amman non ha formulato nessun capo di imputazione, Mohamedou Ould Slahi è stato portato al centro di detenzione statunitense nella base aerea di Bagram in Afghanistan.

Infine, ad agosto 2002, è stato trasferito a Guantanamo, dove è tenuto da allora nonostante nel 2007 Fbi, Cia e servizi di Intelligence Usa abbiano ammesso di non poterlo collegare con il terrorismo e nonostante, nel 2010, un giudice distrettuale americano abbia ordinato il suo rilascio.

Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2008, Barack Obama si era impegnato nella promessa di chiudere il campo di prigionia. Ma, ancora oggi, sono circa 200 le persone detenute nella struttura di Guantanamo.

 

(fonte adnkronos)

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