Dossier: la violenza sessuale come strumento di guerra


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La violenza sessuale come tattica deliberata di terrore, per raggiungere obiettivi politici e ideologici. È il drammatico, fenomeno che sta emergendo, soprattutto nella crisi siriana. Lo denuncia il dossier su «La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo 2015», della Campagna «Indifesa» di Terre des Hommes, presentato a Roma, alla vigilia della Giornata mondiale delle bambine che si celebra l’11 ottobre.

Gruppi terroristici come Al Qaida, Al-Shabaab, Boko Haram e Isis – si legge nel dossier – usano la tratta, la vendita e il rapimento con ricatto di migliaia di donne e bambine nella loro strategia per reclutare nuovi combattenti, che vengono attirati dalla possibilità di avere delle ‘moglì, trattandole come veri e propri bottini di guerra. Parte centrale della loro dottrina sono diventati gli abusi su bambine e ragazze: gli stupri, la schiavitù sessuale e i matrimoni forzati vengono usati come ricompense per i combattenti che più si distinguono in battaglia.

Si può dire che questo conflitto viene combattuto sul corpo delle donne e dei bambini, che sono sotto il mirino per motivi religiosi, politici ed etnici. Una situazione allarmante che tuttavia «continua a essere sottostimata» per la difficoltà delle vittime di denunciare i propri aguzzini.

Non solo. L’estendersi del conflitto in Siria e la fuga di milioni di profughi nei paesi confinanti ha fatto registrare un consistente aumento del lavoro minorile in quell’area. Tra le famiglie siriane rifugiate in Giordania che hanno dichiarato di fare affidamento sul reddito prodotto da un minore, nel 15% si tratta di bambine e ragazze. Gran parte di queste giovani lavoratrici svolge lavori domestici (46,7%), mentre una su tre (33%) lavora nei campi, generalmente assieme ad altri parenti e familiari.

Due settori tradizionalmente considerati ad alto rischio, che espongono le ragazze ad abusi fisici e sessuali . Percentuali più ridotte di ragazzine lavoratrici si ritrovano in saloni di estetica e parrucchiera, nel settore manifatturiero e nell’edilizia (ciascuno con il 6,7%). La crisi siriana ha fatto esplodere anche il fenomeno dei bambini di strada nelle città libanesi: il 73% è composto da piccoli profughi impiegati prevalentemente nell’accattonaggio. Una su tre è una femmina e più della metà ha meno di 11 anni.

SIRIA – Sono milioni i bambini esclusi dalla scuola che vivono in condizioni orribili, rischiando la loro vita ad ogni passo. Secondo una ricerca condotta dalla Women International League for Peace and Democracy, la causa diretta di morte del 74% delle bambine e le ragazze decedute in Siria è stata un bombardamento. Spesso escono di casa per procurare il cibo per la famiglia e non fanno più ritorno.

LIBANO – Tra i rifugiati siriani si registra un forte incremento dei matrimoni precoci. Le famiglie danno in sposa le proprie figlie anche molto piccole con l’idea di proteggerle da abusi, che sono molto frequenti nei campi profughi. I nostri interventi mirano a evitare che queste bambine abbandonino la scuola e al contempo a sensibilizzare i genitori sui rischi dei matrimoni precoci. Allo stesso tempo combattiamo il fenomeno del lavoro minorile, offrendo degli aiuti diretti alle famiglie.

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