EDITORIALE/ Le dimissioni di Charles Michel e il gioco del Gotha europeo


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(Bruno Scapini) – “Les jeux sont faits!” sembra dire Charles Michel nell’annunciare le sue dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio Europeo. Una decisione presa in anticipo di qualche mese rispetto la sua scadenza naturale prevista per il 30 novembre di quest’anno. La motivazione? La sua candidatura alle elezioni parlamentari europee di giugno prossimo. Un esito dato ovviamente per scontato quando il personaggio già ora prevede una incompatibilità della sua attuale funzione con il giuramento al quale verrà chiamato (presumibilmente a metà luglio), ovvero ad avvenuta ufficializzazione della nuova nomina.

Ma a parte le perplessità che, sotto il profilo vocazionale, la candidatura a semplice “membro del Parlamento Europeo” può suscitare nel caso di un esponente politico che abbia ricoperto un ruolo di altissimo prestigio istituzionale quale risulta essere per l’appunto quello di Presidente del Consiglio Europeo, c’è legittimamente da chiedersi se la decisione di Charles Michel sia effettivamente il riflesso di una innata attitudine dell’uomo alla modestia, o se, e più realisticamente, rappresenti invece la prima mossa di una partita in fondo già concepita e giocata nei corridoi di Palazzo Berlaymont.

In politica nulla avviene per caso. E siamo indotti a credere, con lo spirito pessimistico al quale l’Europa ci ha finora purtroppo abituati, che proprio la mossa di Michel nasconda in realtà un fine ben preciso: assicurare all’Unione Europea la necessaria continuità d’azione nel conseguimento dell’Agenda alla quale il Gotha europeo ci ha impegnato.

A spiegare la tempestività con cui ci si muove a Bruxelles, soccorre peraltro la previsione di un quanto possibile cambiamento di rotta negli orientamenti politici del nuovo Parlamento. Le formazioni che attualmente sostengono l’apparato istituzionale, infatti, verrebbero messe in crisi da una probabile inversione delle intenzioni di voto che accrediterebbero – stando ad alcuni sondaggi già circolanti  – una linea decisamente più conservatrice.  E’evidente allora l’interesse a correre ai ripari, e anche in anticipo rispetto alle scadenze! E Michel diventa allora  l’agnello sacrificale.

In nome di una necessità di “tecnica” istituzionale si prospetterebbe, per contenere il rischio di un Parlamento decisamente disaffezionato e, come tale, capace di intralciare il lavoro ai veri organi decisori dell’Unione (giusto per chiarezza giuridica il Parlamento Europeo non dispone di una funzione legislativa in senso proprio), la possibilità di procedere alla nomina del nuovo Presidente del Consiglio Europeo in anticipo rispetto alla sua naturale scadenza; anzi prima ancora che il nuovo Parlamento possa far sentire la propria voce nella predisposizione del nuovo assetto istituzionale. Non per nulla si fanno già nomi di fedelissimi nei circoli del Gotha europeo tra i quali non manca ovviamente quello di Mario Draghi.

A garantire, dunque, la continuità dell’azione politica di Bruxelles – a fronte dello scenario piuttosto fosco che si prospetterebbe per una leadership costretta a confrontarsi quotidianamente con un Parlamento probabilmente più intemperante e scettico a riguardo delle politiche scelte – interviene così la nomina (per effetto di una decisione interna al Consiglio stesso) di un Presidente al quale i Trattati europei assegnano la più alta responsabilità di indirizzo politico dell’Unione.

Spettano al Presidente del Consiglio, infatti, le competenze dirette a definire quali debbano essere gli orientamenti e le priorità dell’Unione in settori di primaria importanza. Più in particolare, il Presidente assicura gli indirizzi della politica estera e di sicurezza comune e della politica comune di difesa, promuove la coerenza, la coesione e la continuità dei progetti, ma soprattutto deve garantire l’unità del potere decisionale nel triangolo istituzionale formato da Commissione, Consiglio e Parlamento. A questi compiti si aggiunge altresì una funzione decisionale non irrilevante in materia di revisione dei Trattati e di violazione dei valori dell’Unione e, dettaglio assai pertinente, la proposta per la candidatura alla Presidenza della Commissione!  Ecco allora scoperto il “punctum dolens” dell’esercizio politico testè avviato con le dimissioni di Michel!  Il Gotha europeo, preoccupato per la pericolosità che una eventuale svolta non gradita possa emergere dall’esito delle elezioni, intende assicurarsi la continuità di indirizzo con una nomina alla Presidenza del Consiglio capace di neutralizzare possibili contraccolpi provenienti da un Parlamento recalcitrante.

I tempi per la decisione?  Nessun problema. E’il Consiglio stesso a stabilire o, se necessario, a mutare le regole del gioco. Trattasi, infatti, di materia per la quale il Consiglio procede a semplice maggioranza!  E’ questa forse la vera democrazia che l’Europa ci propone?

 

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