Europa e Turchia: l’insensata decisione di abolire i visti per Ankara


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di Bruno Scapiniex ambasciatore d’Italia in Armenia

Mentre gran parte dei Paesi europei non si fa scrupolo di erigere muri o barriere nella prospettiva di arginare il continuo flusso di rifugiati – la cui accoglienza rischierebbe di destabilizzare l’ordine sociale – , Bruxelles non si perita affatto di aprire le porte a quel “cavallo di Troia” che Ankara, sfruttando abilmente la debolezza europea, riuscirà ora a spingere entro i suoi propri confini.

Ci sgomenta, infatti, la facilità con cui la Commissione Europea, nel dare seguito a quell’improvvido accordo stipulato per meri fini utilitaristici il 14 marzo scorso con la Turchia – e teso ad arginare l’arrivo di ulteriori ondate di migranti – abbia ora accettato e raccomandato al Consiglio UE, e allo stesso Parlamento Europeo, di adottare l’abolizione del regime di visto per i cittadini turchi che si recano negli Stati membri dell’area Shengen.

Ci sgomenta e sconcerta questa insensata e prematura decisione che è stata assunta da Bruxelles non solo per compiacenza verso un interesse precipuo della Germania di Angela Merkel, ma anche, e sopratutto, in completo disprezzo dei valori europei e dei rischi di forte e, forse irrecuperabile, destabilizzazione che la libera circolazione dei turchi – già oggi pesantemente presenti – implicherebbe per l’ Europa.

Ci son voluti ben oltre trent’anni da quel primo Accordo Shengen adottato per abolire i controlli alle frontiere fra gli stessi Paesi europei, ma solo alcuni momenti per decidere l’abolizione dei visti per i cittadini della Sublime Porta.

La storia dei rapporti tra Bruxelles e Ankara è lunga. Già da tempo la Turchia non faceva mistero – puntando sulla sua “anima” occidentale – della forte ambizione di associarsi in qualche modo con l’ Europa. Ma il forte divario esistente nelle generali condizioni economiche, nella realizzazione di uno stato di diritto e nel riconoscimento delle libertà fondamentali, nonché un corso di politica estera non esente, nell’era di Erdogan, da perplesse direttrici imposte da un riorientamento in senso islamico del Paese, hanno indotto l’Europa a tardare e a rinviare questa agognata “luna di miele” con la Turchia nel tempo e nei decenni.

Ma ci voleva Angela Merkel ad accelerare questo processo di avvicinamento di Ankara a Bruxelles. Temendo probabilmente più l’arrivo di poveri rifugiati sfuggiti alla sanguinosa guerra in Siria che la circolazione libera – seppure per soggiorni limitati, anche se poco o nulla importa la circostanza ai fini della sicurezza – di cittadini di un Paese dalle evidenti e insopprimibili prove di una disgustosa collusione con pericolose frange di estremisti islamici, di jihadisti e terroristi di molteplici estrazioni, la Cancelliera tedesca decide la svendita dei valori europei per proteggere se stessa – più che il suo stesso Paese – dalle opposizioni politiche nate sulla scorta di una discutibile gestione dei flussi migratori.

E viene da domandarsi in tale contesto, come mai oggi la Turchia, che per anni è stata giudicata inadempiente sul fronte dell’adeguamento alle condizioni e ai requisiti imposti da Bruxelles, possa essere oggi improvvisamente considerata come sufficientemente impegnata a soddisfare quanto l’ “acquis” comunitario in materia di circolazione e soggiorno delle persone extra UE esiga per la liberalizzazione del regime di visti.

Forse l’ Europa non è ancora – e forse non lo sarà mai – una vera istituzione solidale e coerente nelle decisioni. Ma è solo una coperta che chi è più forte tira dalla propria parte, e non importa a quale prezzo per gli altri “consociati”.

Certamente, qualora – e non c’è dubbio da come la questione sta per essere affrontata nelle sedi europee – il progetto di liberalizzazione dei visti per la Turchia dovesse trovare realizzazione, questo sarebbe solo il primo passo per l’antico “nemico” islamico che, attraverso la libera circolazione, spingerebbe un “cavallo di Troia” dalle pericolosissime ripercussioni entro gli stessi confini europei. Ripercussioni che potranno snodarsi nel tempo e in tante dimensioni snaturando progressivamente l’originaria anima cristiana dell’Europa; ma questa volta non per mettere sotto assedio Vienna, ma direttamente Bruxelles, e tutto ciò con buona pace per la Merkel e l’augurio di una felice “luna di miele” con il nuovo Sultano di Costantinopoli.

Bruno Scapini

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