Flussi migratori dall’Africa all’Europa: analisi geopolitica di Libia e Tunisia


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(Francesco Gori) – Negli ultimi anni, i flussi migratori dall’Africa all’Europa hanno subito trasformazioni significative, con la Libia e la Tunisia che emergono come nodi cruciali in questo complesso scenario geopolitico. Questi due paesi nordafricani non solo rappresentano principali punti di partenza per migliaia di migranti diretti verso l’Europa, ma sono anche al centro di strategie politiche e accordi internazionali volti a gestire e controllare tali movimenti.

Storicamente, la Libia ha rappresentato una delle principali rotte per i migranti africani diretti in Europa. Tuttavia, a partire dal 2022, la Tunisia ha progressivamente assunto un ruolo predominante come punto di partenza per le traversate del Mediterraneo. Questo cambiamento è attribuibile a vari fattori, tra cui l’instabilità politica in Libia e l’inasprimento delle misure di controllo alle frontiere.

Nel 2023, la Tunisia ha superato la Libia nel numero di partenze verso l’Italia, diventando il principale punto di imbarco per i migranti diretti in Europa. Sfax, la seconda città più grande della Tunisia, è diventata negli ultimi anni un punto nevralgico per i flussi migratori diretti verso l’Italia. Situata sulla costa orientale del Paese, la sua posizione strategica sul Mediterraneo la rende un luogo di partenza privilegiato per le imbarcazioni dirette verso Lampedusa e le coste siciliane. Il fenomeno migratorio ha conosciuto un’accelerazione a causa della crisi economica e politica tunisina, che ha spinto molti giovani e famiglie a cercare un futuro migliore in Europa.

La città è diventata un epicentro delle reti di traffico di esseri umani, con organizzazioni che facilitano la partenza di barconi sovraccarichi, spesso con esiti tragici. I migranti provengono non solo dalla Tunisia, ma anche da Paesi dell’Africa subsahariana, attirati dalla vicinanza del Paese alle coste europee. Questo ha generato tensioni con la popolazione locale, portando anche a episodi di discriminazione e violenza nei confronti dei migranti.

Le autorità tunisine hanno intensificato i controlli, con operazioni per smantellare le reti di trafficanti e limitare le partenze. Tuttavia, le partenze continuano, spinte dalla disperazione e dalla speranza di una vita migliore. L’Italia, dal canto suo, ha avviato collaborazioni con il governo tunisino per contenere il fenomeno, tra cui accordi per il rimpatrio dei migranti e il supporto alle forze di sicurezza locali. Nonostante gli sforzi, Sfax resta un punto caldo della rotta migratoria mediterranea, simbolo delle sfide geopolitiche, sociali ed economiche legate ai flussi migratori nel Mediterraneo.

In risposta all’aumento dei flussi migratori, l’Unione Europea ha intensificato la cooperazione con i paesi del Nord Africa, in particolare con la Tunisia e la Libia. Nel luglio 2023, l’UE ha siglato un memorandum d’intesa con la Tunisia, impegnandosi a fornire finanziamenti per il controllo delle frontiere e la gestione dei flussi migratori. Questo accordo, tuttavia, ha sollevato preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti umani, poiché la Tunisia ha ribadito la sua posizione di non essere un paese di insediamento per i migranti irregolari e ha intensificato le operazioni di respingimento.

Parallelamente, l’Italia ha rafforzato gli accordi bilaterali con la Libia, fornendo supporto alle autorità libiche per il controllo delle frontiere e la gestione dei migranti. Questi accordi mirano a esternalizzare il controllo delle frontiere europee, affidando ai paesi nordafricani la responsabilità di prevenire le partenze irregolari verso l’Europa. Tuttavia, tali politiche sono state oggetto di critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani, che denunciano gravi violazioni nei confronti dei migranti trattenuti in Libia.

Le strategie adottate dall’UE e dai singoli stati membri, come l’Italia, hanno profonde implicazioni geopolitiche. L’esternalizzazione delle frontiere e la delega del controllo migratorio a paesi terzi sollevano questioni etiche e legali, soprattutto in contesti dove il rispetto dei diritti umani è spesso carente. In Tunisia, ad esempio, sono stati documentati casi di migranti subsahariani espulsi e abbandonati in zone desertiche al confine con la Libia, esponendoli a gravi rischi per la loro incolumità.

Inoltre, la collaborazione con la Libia ha portato a situazioni in cui i migranti intercettati in mare vengono riportati in centri di detenzione noti per condizioni disumane, torture e abusi. Queste pratiche mettono in discussione la legittimità degli accordi stipulati e sollevano dubbi sulla conformità delle politiche europee ai principi fondamentali dei diritti umani.

L’intensificazione dei controlli in Libia e Tunisia ha portato i migranti a cercare rotte alternative per raggiungere l’Europa. Una di queste è la rotta atlantica verso le Isole Canarie, che ha registrato un aumento significativo degli arrivi. Questo spostamento delle rotte migratorie evidenzia la resilienza dei flussi migratori e la capacità dei migranti di adattarsi alle nuove barriere imposte, spesso a costo di affrontare viaggi ancora più pericolosi.

La gestione dei flussi migratori dall’Africa all’Europa attraverso la Libia e la Tunisia rappresenta una sfida complessa che intreccia questioni geopolitiche, diritti umani e dinamiche socio-economiche. Mentre gli accordi internazionali mirano a controllare e ridurre le partenze, è fondamentale che tali politiche siano accompagnate da un rigoroso rispetto dei diritti fondamentali dei migranti.


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