Francia e Turchia sbattono la porta in faccia a Kerry: non negoziamo con Assad


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(Alessandro Aramu) – La Francia dice no al negoziato con Bashar al-Assad. La presa di posizione, dopo le aperture del segretario di Stato degli Stati Uniti, è arrivata da un portavoce del ministro degli Esteri, Laurent Fabius, per il quale «è chiaro Assad non può essere parte di un quadro» di negoziati per una« soluzione politica» del conflitto siriano.

Il ministro francese incoraggia «gli sforzi da Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite» per raggiungere un accordo tra tutte le forze che «hanno una visione della Siria moderata e inclusiva, nel pieno rispetto delle diverse comunità».

Anche la Turchia boccia la nuova strategia degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavugsoglu, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, è stato categorico: «Che cosa si vuole negoziare con Assad? Che cosa si vuole negoziare con un regime che ha ucciso oltre 200.000 persone?».

Una posizione, quella di Ankara, che non stupisce, visto che fin dall’inizio del conflitto ha appoggiato apertamente l’opposizione al governo di Damasco, finanziando non solo i cosiddetti ribelli moderati ma anche, come rilevato da numerose fonti, i miliziani dello Stato Islamico che hanno scelto la frontiera turca come porta principale per entrare in Siria.

D’altro canto, le autorità siriane non hanno mai smesso di accusare la Turchia, e principalmente Recep Tayyip Erdoğan (ex primo ministro e oggi Presidente della Repubblica) di essere il principale responsabile dello spargimento di sangue nel paese, avendo sostenuto con tutti i mezzi una ribellione che non ha nulla a che fare con la democrazia e con il tempo ha assunto le sembianze del terrorismo più spietato.

Non è dello stesso avviso Washington che, stando alle ultime dichiarazioni di John Kerry, ritiene la caduta di Assad non più praticabile e giudica prioritaria la lotta allo Stato Islamico sia in Iraq che in Siria. Una posizione sostenuta anche dall’inviato dell’Onu Staffan de Mistura per il quale non può essere raggiunta alcuna pace senza la presenza del presidente della Siria, giudicato un attore fondamentale per la stabilità nella regione.

 

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Alessandro Aramu (1970). Giornalista, direttore della Rivista di geopolitica Spondasud. Autore di reportage sulla rivoluzione zapatista in Chiapas (Messico) e sul movimento Hezbollah in Libano, ha curato il saggio Lebanon. Reportage nel cuore della resistenza libanese (Arkadia, 2012). È coautore dei volumi Syria. Quello che i media non dicono (Arkadia 2013) e Middle East. Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia Editore 2014). E’ autore, insieme a Gian Micalessin e Anna Mazzone, del volume: “Il genocidio armeno: 100 anni di silenzio. Lo straordinario racconto degli ultimi sopravvissuti” (Arkadia 2015). Fa parte del Centro Italo Arabo Assadakah ed è vicepresidente nazionale del Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria.

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