Grecia e riforma dell’eurozona, doppia sfida per l’UE


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(Enrico Tibuzzi) – Stretta tra l’esigenza di trovare un compromesso per risolvere la crisi della Grecia e quella di rafforzare l’unione economica e monetaria, l’Ue è ancora una volta messa alla prova da una doppia e complessa sfida a cui si aggiunge un terzo elemento destabilizzante: il negoziato aperto dal governo di David Cameron e l’ipotesi di una Brexit. Tutti nodi che saranno, in un modo o nell’altro e con l’aggiunta dell’esplosiva emergenza immigrazione, sul tavolo del vertice europeo in programma per giovedì e venerdì prossimi. La trattativa con Atene, vada come vada, segnerà comunque il futuro dell’Eurozona.

Alexis Tsipras e il suo governo, secondo molti osservatori, hanno già infranto lo schema delle regole su cui poggia l’Eurozona andando ben oltre quella posizione, inizialmente sostenuta anche dall’Italia e dalla Francia, di voltare pagina rispetto a politiche fatte di sola austerità. Una strategia che ha portato, come primo tangibile risultato, a far sì che ora la prospettiva di un’uscita della Grecia dall’euro, sebbene non auspicata apertamente da nessuno, non sia più considerata un tabù, con tanto di scenari tecnico-operativi. E questo, agli occhi di molti, è già il segno che si è aperta una crepa nell’Eurozona che rischia col tempo di minarne la stabilità.

Uno scenario rispetto al quale l’Italia – con il suo enorme debito pubblico – ha solo da perdere, specie nel caso di nuove tensioni sui mercati. Ma anche l’ipotesi più plausibile, cioè quella di un accordo di compromesso tra Atene e i suoi creditori, è destinata ad avere effetti collaterali. Una vittoria della linea Tsipras, per quanto limitata, sarà vissuta come uno smacco da quei Paesi come Irlanda, Portogallo e Cipro, ma anche Spagna, che hanno adottato ricette lacrime e sangue per ottenere gli aiuti internazionali. Con immaginabili mal di pancia destinati ad avere quanto meno ripercussioni sugli equilibri di politica interna.

In questo contesto, la riforma della governance dell’Eurozona tracciata nel documento presentato dai cinque presidenti delle istituzioni Ue (Juncker, Tusk, Draghi, Dijsselbloem e Schulz) – e che sarà sul tavolo del vertice di giovedì e venerdì prossimi – non viene però ritenuta, almeno dalle prime analisi, abbastanza ‘fortè per compensare l’indebolimento derivante dalla crisi greca. Così come invece sarebbe nelle intenzioni degli stessi cinque presidenti che hanno voluto anticipare la diffusione del documento proprio per indicare che comunque l’Eurozona ha tutte le intenzioni di continuare ad esistere, rafforzarsi e completare il suo processo di unificazione.

 

Enrico Tibuzzi è corrispondete dell’Ansa

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